Il Debito Pubblico, in pratica altro non è che il debito dello Stato nei confronti di altri soggetti economici, nazionali o esteri, imprese, banche o Stati esteri, che hanno sottoscritto un credito con lo Stato acquisendo obbligazioni o titoli di stato, In Italia sono BOT, BTP, CCT, CTZ ed altri.
Servono principalmente per finanziare il fabbisogno economico dello Stato
È in estrema sintesi il deficit pubblico, accumulato negli anni a cui vanno sommati i relativi interessi.
Si parla di Debito Estero quando viene contratto con soggetti economici di Stati esteri, quando invece è contratto con soggetti economici interni allo stesso Stato si parla di debito interno. Entrami concorrono al totale del debito pubblico di uno Stato.
L’emissione prevede oltre alla copertura finanziaria compresi degli interessi, la necessità di dover tenere sotto controllo il debito onde evitare l’insolvenza, che altro non sarebbe altro che il fallimento (default).
Chi investe nei Debiti Pubblici ha un ruolo molto importante nella politica economica degli Stati, in funzione dei quantitativi posseduti, che esercita attraverso la compravendita in fase di asta pubblica o nel mercato secondario dei titoli di stato.
Ecco perchè, per i governi centrali, è meglio avere un debito interno anziché un debito estero, anche perchè i capitali investiti, meglio dire prestati, una volta restituiti possono tornare più facilmente all’interno del sistema economico dello stesso paese.
I titoli di stato vengono solitamente considerati titoli a basso rischio, ma in alcuni casi così non è e non lo è stato. Non mancano casi di insolvenza da parte di qualche Stato Sovrano. La Spagna ad esempio dichiarò bancarotta ben 16 volte fra metà dell’800 ed il 900. La Germania Ovest, per evitare il default, ottenne nel 1953 la cancellazione di metà del suo Debito da parte di 21 Paesi occidentali, cosa che fu poi riconfermata nel 1990 dopo la riunificazione.
Anche l’Argentina, nella crisi economica intorno agli anni 2000, si rifiutò di pagare i detentori di titoli e ha cambiato moneta, togliendo al “peso argentino” il corso legale. Così facendo l’Argentina si rifiutò di pagare i vecchi creditori, dichiarando unilateralmente di aver azzerato il Debito Pubblico nella vecchia valuta.
L’Argentina è stata poi portata dai creditori di fronte ai tribunali internazionali e sta subendo un’azione mossa presso la Camera Arbitrale (ICSID) della Banca Mondiale. I Bond, obbligazioni argentine, a causa del default (cessazione dei pagamenti) decretato, non è ancora stato risolto; sono stati sospesi per qualche tempo dal mercato nelle borse internazionali, ma potevano essere trattati solo sul mercato nazionale, soggetto però alla legislazione argentina. Sul mercato EuroTLX, accessibile agli investitori italiani, sono attualmente trattate 3 obbligazioni Argentine, due in Euro, con scadenza nel 2038 e una in USD con scadenza nel 2038.
Nel 2012 la Grecia, durante la sua crisi economica, ha concordato con i rappresentanti di banche e istituzioni europee una “ristrutturazione” del Debito consistente in un forte taglio al capitale e una dilazione nel tempo delle scadenze.
Il tasso d’interesse dei titoli è uno degli indici immediati per misurare la rischiosità, più è alto più è rischioso e viceversa. Un altro indice che misura la rischiosità relativa percepita, è il cosiddetto spread: esso infatti valuta la differenza di rendimento tra un titolo di stato di un paese, e un titolo di pari caratteristiche emesso da un altro paese, preso come riferimento.
Le agenzie di rating forniscono le loro valutazioni, appunto il rating, che misura la solidità finanziaria degli Stati, intese come capacità dello Stato in questione di ripagare il proprio debito pubblico, fornendo indici di maggiore o minore fiducia presi a riferimento dagli investitori nei confronti dell’emissione di titoli di stato del paese, rischio di credito.
In buona sostanza, per finanziare lo Stato sociale, gli investimenti e le attività economiche, lo Stato ricorre all’emissione di Debito Pubblico. Il suo significato, dal punto di vista tecnico, coincide col Debito complessivamente accumulato per compensare il deficit: ovvero, l’eccesso di uscite rispetto alle entrate. L’ammontare del Debito Pubblico in rapporto al Pil è un altro indicatore fondamentale della salute finanziaria di una nazione: non a caso, è fra i parametri che regolano l’accesso e la permanenza dei vari Paesi nell’Eurozona.
I Paesi dell’Eurozona sono tenuti infatti a contenere il rapporto Deficit/Pil nei limiti del 3%.
Il Debito Pubblico italiano è costantemente attenzionato. Secondo le regole stabilite dal Patto di Stabilità e Crescita europeo ogni Paese membro è tenuto a rispettare precisi vincoli di bilancio: fra questi c’è anche il rapporto tra Debito Pubblico e Pil che deve attestarsi al di sotto del 60%. L’Italia è fra i Paesi dell’Eurozona che sforano questo tetto e sono chiamati quindi ad adottare appositi correttivi per ridurre il divario. Il rispetto del parametro Debito/Pil ha lo scopo di salvaguardare la tenuta dei conti pubblici nazionali, così come la tenuta del sistema finanziario europeo.
Il Debito Pubblico italiano, aggiornamento al novembre 2023 è di quasi 2.855 miliardi di euro. A luglio 2023 il rapporto Debito-Pil nell’Eurozone e del 91,2%, in Italia al 143,5%. Lo spread Italia-BUND 10 anni al 14.02.24 è a 154.
Ad Maiora