“Un giorno, era il 30 aprile del 1996, venne a trovarmi in ufficio Antonello Montante. Mi espresse solidarietà” dopo gli attentati subiti nell’impresa “e mi offrì aiuto perché mi avrebbe potuto mettere in contatto con il suo compare, Vincenzo Arnone. Lo ringraziai e gli dissi che non era il caso e che se fossi addivenuto di chiedere questo aiuto glielo avrei fatto sapere. Io pagavo già la messa a posto ad altri soggetti e non avevo intenzione di aggiungere ulteriori sanguisuga alla mia attività”. Lo ha detto, deponendo in aula nel cosiddetto maxiprocesso di Caltanissetta al ‘cerchio magico’ dell’ex Presidente degli industriali siciliani Antonello Montante, è l’ingegner Pietro Di Vincenzo, parte civile nel processo.
Di Vincenzo aveva avuto un ruolo di rilievo nell’associazione degli industriali nisseni e successivamente, anche a seguito delle vicende giudiziarie che lo avevano coinvolto, era stato estromesso. Montante lo aveva pubblicamente accusato di fare parte di un gruppo di potere imprenditoriale compromesso con la criminalità e si era proposto in alternativa a lui. Deponendo nell’altra tranche del processo a carico di Montante, oggi ancora assente in aula, Di Vincenzo aveva dichiarato che inizialmente i suoi rapporti con Montante erano ottimi tanto che proprio su sua proposta il Montante era stato designato quale componente dell’associazione degli industriali nel consiglio direttivo del consorzio ASI di Caltanissetta. E oggi lo ha ribadito e poi ha spiegato ancora che Montante gli avrebbe offerto di fare da tramite presso Vincenzo Arnone, quando Di Vincenzo aveva subito dei danneggiamenti ai beni strumentali delle sue imprese.