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Gli anni d’oro del grande Atletico Madrid del Cholo Simeone

Redazione

Gli anni d’oro del grande Atletico Madrid del Cholo Simeone

Mer, 17/01/2024 - 14:45

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Riavvolgiamo il nastro all’ormai lontano gennaio 2012. L’Italia, economicamente parlando, non vive certo uno dei migliori momenti della propria storia, sotto attacco da parte del mondo finanziario; la parola “spread” entra definitivamente nella case degli italiani. Anche dal punto di vista calcistico non si respira un’aria salubre. La Serie A, già in declino da qualche anno, non è più in grado di reggere la forza economica dei club inglesi e dei due top-team spagnoli, mentre la Nazionale, reduce dal fallimentare mondiale sudafricano, prova a risorgere dalla ceneri sotto la guida di Cesare Prandelli.

Il 7 gennaio 2012, tuttavia, accade un avvenimento al quale non dà peso la maggior parte degli appassionati di calcio ad ogni latitudine, ma che invece oggi, a distanza di dodici anni, rappresenta un accadimento storico per chi ama lo sport più popolare del mondo. A Malaga, al cospetto della temibile squadra andalusa – all’epoca guidata da Manuel Pellegrini – che poteva contare sull’apporto di talenti come Isco e Van Nistelrooy, Diego Pablo Simeone debutta sulla panchina dell’Atletico Madrid.

Pronti, via: il Cholo conquista due trofei europei in otto mesi

E cambierà per sempre, in accezione estremamente positiva, la storia del club biancorosso. L’Atletico diventa una realtà di vertice del campionato spagnolo, vince una Liga nel 2014 mettendo la parola “fine” alla duopolio Barcellona-Real Madrid (a quei tempi realtà di punta dell’intero calcio del Vecchio Continente), e alberga per lungo tempo nell’elite del calcio europeo. Grazie all’arrivo del Cholo, i cholchoneros diventano un club di primo piano, celebre per l’organizzazione di gioco che si contrappone nettamente alla filosofia del Barcellona.

Una mentalità vincente votata al sacrificio e allo spirito di squadra, come ben evidenziato in questo articolo del blog di Betway, che si trascina sino ai giorni nostri seppur con sfumature differenti. E che è riuscita a dare i propri frutti sin dai primi mesi dell’era-Simeone. Subentrato a Gregorio Manzano nel gennaio 2012, il Cholo solleva il primo trofeo solo pochi mesi dopo, conquistando la seconda Europa League nella storia dell’Atletico.

Il tecnico argentino prende le redini della squadra ai sedicesimi di finale ed asfalta letteralmente la Lazio, squadra in cui militò per quattro stagioni da calciatore. Stessa sorte tocca al Besiktas agli ottavi, all’Hannover ai quarti e al Valencia in semifinale. L’atto conclusivo, in un altro derby tutto spagnolo contro l’Athletic Bilbao di Bielsa, è l’ennesimo trionfo del Cholo, che trascinato da un monumentale Falcao (autore di una doppietta) fa sua la Coppa grazie ad un rotondo 3-0.

La stagione europea 2012/2013 si apre nel migliore dei modi. Al Louis II di Monaco, teatro fisso – all’epoca – di quella che era considerata la terza coppa europea per importanza, l’Atletico Madrid demolisce il Chelsea di Di Matteo con un netto 4-1. Ed è ancora una volta Falcao, stavolta autore di una tripletta, ad annichilire gli avversari. Il percorso in Europa League, invece, si chiude prematuramente ai sedicesimi di finale: il Rubin Kazan, a sorpresa, espugna Madrid (2-0) e perde di misura in patria, estromettendo i campioni in carica.

La prima finale di Champions e quel sogno cullato per oltre cinquanta minuti

L’annata successiva, restata nella storia per la vittoria del decimo titolo nazionale dei Colchoneros, è la prima del Cholo in Champions League. Dopo aver superato in carrozza un girone che prevedeva la presenza di Porto e Zenit (squadre tutt’altro che morbide a quei tempi), l’Atletico si sbarazza del Milan agli ottavi (4-1 al Vicente Calderon), supera il Barcellona al termine di due partite assai tirate (1-1 al Camp Nou, 1-0 al Calderon) e annichilisce il Chelsea in semifinale (memorabile il 3-1 a Stamford Bridge dopo lo 0-0 interno).

Giunto all’atto finale, nella prima “finale stracittadina” nella storia della Champions, si arrende al Real Madrid ai tempi supplementari dopo aver cullato a lungo il sogno di far sua la Coppa dalle grandi orecchie: passato in vantaggio poco dopo la mezz’ora grazie a Godin, l’Atletico subisce il gol di Ramos oltre il 90° minuto e crolla, poi, nei tempi supplementari (1-4).

La stagione 2014/2015 vede l’Atletico ancora competitivo in ambito europeo, capace di vincere il proprio girone davanti alla prima Juventus targata Allegri e di eliminare il non irresistibile Bayer Leverkusen agli ottavi. Ma è ancora il Real Madrid, stavolta ai quarti di finale, ad interrompere il sogno europeo biancorosso: dopo lo 0-0 al Calderon, la squadra di Ancelotti s’impone di misura al Bernabeu ed estromette i cugini.

La seconda finale di Champions, manifesto del calcio tutta garra e sofferenza del Cholo

Sono anni in cui l’Atletico Madrid è competitivo ai massimi livelli, Simeone diventa un’icona del calcio “pane e salame” che si oppone a quello champagne. La cavalcata europea 2015/2016 è, con ogni probabilità, l’emblema più elevato del cholismo per come lo si intendeva in quegli anni. Dopo una prima fase poco convincente, l’Atletico regola agli ottavi di finale il PSV Eindhoven solo ai calci di rigore e si regala, poi, due qualificazioni memorabili ma altrettanto sofferte.

Nei quarti di finale, uscito sconfitto 2-1 nel match d’andata al Camp Nou, l’Atletico vince in casa 2-0 contro il Barcellona di Suarez, Messi e Neymar (all’epoca campione in carica) e stacca il pass per le semifinali grazie al 2-0 interno. In semifinale, i biancorossi si trovano al cospetto di quella che era considerata la grande favorita per la vittoria finale: il Bayern Monaco.

La compagine del Cholo ebbe la meglio su quella di Guardiola al termine di due match tiratissimi, in cui i biancorossi riuscirano ad ottenere la qualificazione solo grazie ai maggior numero di reti segnate in trasferta. L’atto conclusivo nella superba cornice di San Siro vide l’Atletico Madrid inchinarsi – per la terza volta consecutiva in Champions – ai cugini Merengues, primo trionfo europeo di Zinedine Zidane in veste di allenatore, in un match deciso solo dalla lotteria dei calci di rigore

2018, il canto del cigno del grande Atletico in salsa europea

Sarà ancora una volta il Real Madrid, nella stagione 2016/2017, ad interrompere il sogno europeo colchoneros. Superato il girone di qualificazione, che li oppone nuovamente al Bayern, gli uomini di Simeone estromettono Bayer Leverkusen e Leicester ma si devono arrendere nuovamente ai Blancos in semifinale, in una doppia sfida già decisa al termine del match d’andata da un 3-0 griffato Cristiano Ronaldo (tripletta).

L’anno successivo il cammino in Champions si interrompe prematuramente nella fase a gironi, ma l’Atletico Madrid coglie l’opportunità per impreziosire la propria bacheca. Relegato in Europa League, supera agevolmente i primi due turni al cospetto di Copenhagen e Lokomotiv Mosca e acciuffa la finale al termine di due palpitanti doppi scontri contro Sporting Lisbona e Arsenal (ultimo atto di Wenger sulla panchina dei Gunners).

L’atto conclusivo in quel di Lione si rivela decisamente più semplice del previsto: l’Atletico, trascinato da un frizzante Griezmann (doppietta), batte 3-0 il Marsiglia e fa sua l’Europa League per la terza volta. L’agosto 2018 farà registrare l’ultimo trionfo continentale dei colchoneros, che si prendono una piccola rivincita in ambito europeo ai danni del Real Madrid e vincono per la terza volta la Supercoppa Europea.

Finisce lì, perlomeno sino ad oggi, la gloriosa epopea europea dell’Atletico targato Cholo. Nelle ultime quattro stagioni prima di quella attualmente in corso, i biancorossi non hanno mai oltrepassato i quarti di finale e non hanno mai dato la sensazione di poter competere per la vittoria finale. Anche quest’anno, ad onor del vero, l’Atletico non è considerata una candidata per la vittoria finale dagli analisti ed esperti nonché dalla sezione delle scommesse calcio di Betway e portali simili del settore. Ma l’Inter dovrà prestare particolare attenzione: i colchoneros sono duri a morire.