Hanno scosso le coscienze gli insulti razzisti che hanno bersagliato, nella scorsa giornata di serie A, 20 gennaio, ad Udine, Mike Maignan portiere del Milan, nella gara giocata sabato. L’estremo difensore non ha chinato il capo ma ha sottolineato: “Chi non fa nulla è complice. Lo è chi decide di non zittire il gruppo di tifosi che intona buu e cori razzisti seduti qualche posto più in là, hanno visto tutto, hanno sentito tutto e hanno deciso di tacere”. L’Atletico Nissa che dell’integrazione e dell’inclusione ha fatto una bandiera, una rotta da seguire costantemente, si è fermato a riflettere su come ancora nel calcio e nello sport in genere, possano verificarsi episodi così vergognosi. La squadra, in maniera semplice ma decisa, ha voluto lanciare un segnale, compiere un gesto simbolico. Una foto, prima della seduta di allenamento, per ribadire il valore del calcio, per ricordare che nello sport non c’è spazio per il razzismo.
“Episodi del genere non devono accadere” – commenta Salvatore Messina, presidente dell’Atletico Nissa – “il calcio unisce le culture, permette l’integrazione. Noi siamo contro il razzismo“.
“Noi siamo una testimonianza diretta di quello che, oggi, rappresenta un
simbolo contro il razzismo, ma per l’integrazione e per l’inclusione –
dichiara Fabio Ruvolo, presidente di cooperativa Etnos –, “La nostra non è un’azione che si limita a fare ideologia contro ogni
forma di razzismo e di discriminazione, perché noi lo facciamo attraverso la
squadra di calcio. È un modo concreto per poterlo dimostrare attraverso il
gioco, l’inclusione e l’amicizia”.