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“Ni ‘ddu pueta di Ciccu Vitellu” (di Salvatore Vaccaro)

Redazione

“Ni ‘ddu pueta di Ciccu Vitellu” (di Salvatore Vaccaro)

Lun, 11/12/2023 - 11:08

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Da quelle poesie siciliane cinquecentesche di Cola Cipolletta, eccoci un altro sconosciuto di Francesco Vitello. Per andarci nella Via del nostro poeta di duecento anni fa, vi si può andare proprio vicino dalla Chiesa di San Giovanni Battista, oppure si potrebbe entrare, nella parte bassa, dalla “Via Agrigento”, (c’è pure quella scritta e molto rara di “Via Girgenti”) (!), accanto dalla piccola Chiesa di “Via di Madonna di Trapani”, e, così, salendovi di circa 150 metri, si vede una stradina e, a sinistra, dal muro in alto di una vecchia casa c’è la “Via Poeta F. Vitello”, anche se non si vede molto chiara. E nella strada di Via Vitello, più di 50 anni fa, ci sono andato tante volte perché ci abitavano centinaia di persone e c’erano degli amici tra cui, allora, una zia maestra Mistretta e, tra l’altro, i Randazzo. In quella casa all’inizio dell’amico Francesco, iniziai, come nel mese di dicembre, proprio nel cuore natalizio, e imparai a suonare la mia chitarra e, soprattutto, a cantarla fortemente nella gioiosa di “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà”. Non posso, ora, pensarlo tanto tempo fa e, ormai, quasi averlo dimenticato, che anche il Parroco Alessi fu felicissimo di quella musica “nell’alto dei cieli” e, pure, su “Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo…”, e volle che si suonasse e cantare nella messa del nostro Natale di Bambino Gesù nella Parrocchia di San Giovanni. 4- Chiesa San Giovanni 5-Bambino San Giov. 6- Campanile S.Giov. E solo, alcuni anni fa, ho cominciato a capire cosa volesse significare questa “Via Vitello”, o, con precisione, cosa fosse quel “Poeta F. Vitello”. E di questo “pujeta Ciccu Vitellu”, dopo più di duecento anni fa,è rimasta solo una poesia di “la simana” in un libro, tra i suoi 25 volumi, tra cui quelli dei “Canti popolari siciliani” di Giuseppe Pitrè (1841-1916). Ma fu, anzitutto, il Gaetano Di Giovanni (1831-1912), lo storico di Casteltermini, a riscontrarlo da Pitrè su “Castelluzzu”, e anche noi li chiamiamo tre tipi, come purequello di “Castelluccio o Castedduzzu”, e che significò, appunto, il suo mussomelese di Francesco Vitello! “Canti popolari” del libro di Pitrè ci sono “10 ottave” letterarie dal nostro Vitello, in cui le 5 pagine della “Settimana” elencano dei componimenti di rima alternata dalla prima alla terza, dalla seconda alla quarta, dalla quinta alla settima e dall’ultima sesta all’ottava. Ed in quella poesia “di la simana di Ciccu Vitellu”, come dice anche Pitrè, vi furono tanti quei “popolani” ed in cui vi sentirono e cantarono quella sua melodia e soave settimanale con dei loro santi. La prima ottava, del lunedì, è: “E ‘ncuminzamu di lu santu Luni/Jurnata eni benigna e giuviali:/E l’Armi Santi stannu ‘n cunicchiuni/Davanti l’autu Di’ ginestriali…”. Molti vorrebbero sapere che fossero di quei mussomelesi di “l’armi” e di “l’autu di’ ginestriali”, anche se spesso sono dimenticati, ma sappiamo cosa sono di quelle “anime santi in ginocchio/davanti all’alto celestiale”. Il martedì, “ni lu marti”, c’è “Sant’Annuzza” (Sant’Anna), e in quell’ultima ottava c’è in “‘n celu n’astetta cu li vrazz’ aperti” (Nel cielo si aspetta i quei bracci aperti). Il mercoledì, “lu mercuri” con la Madonna “ca di lu Carminu”. Il giovedì, “jovi” con “di lu Spirdu Santu” e “Avimaria Nunziata… e Maria ‘ntimirata!”. Il venerdì, “di venniri, murì’ nostru Signuri… Cristu patì’ e murì’ finalimmenti”. Ilsabato, “Sabatu ch’è jurnata d’alligria… Miatu cu’ è divotu di Maria!”. La domenica, “Duminica è la Santa Trinitati… Ed una chi cunsisti un sulu Diu”. Nell’ultima ottava disse Vitello: “Omini dotti e pujeti (poeti) saccanti/Vu’ chi sapiti di lu spirduali (sacra dottrina)/Ciccu Vitellu ch’è un omu di nenti/Di la so pudisia (poesia) fa capitali/Fici sti versi cu travagli e stenti/Davanti l’autu Di’ Ginistriali (celestiale)/Li pirdunati si cc’è mancamenti:/Ca li su’ parti di lu spirduali”. E, forse, concludendomi di tante altre poesie dal nome di “Castelluzzu”, sarebbero, sicuramente, di quel nostro mussomelese Vitello, e trascrivere diverse volte da quei suoi “Ninni-Ninne-Nanne” nonché, soprattutto, dal nostro Presepe in cui cantavano, e anche noi cantiamo, oggi, quella gioia dell’aria natalizia dentro il “…Figghiu miu quanto ti stimu/Quantu Maria a Gèsu Bamminu!”. ( Salvatore Vaccaro )