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Il Paradosso della giustizia italiana. Condannato per aver ucciso i rapinatori, il gioielliere chiede aiuto sui social

Abbiamo bisogno del vostro aiuto perché questo è insostenibile per noi. Sosteneteci con le vostre donazioni”: questo l’appello lanciato sui social da Mario Roggero, il gioielliere piemontese condannato a 17 anni per aver ucciso due rapinatori e ferito un complice.

In un post pubblicato sulla pagina social del negozio di Grinzane Cavour, si ricordano le spese a cui la famiglia sta andando incontro: la sentenza ha stabilito il pagamento di 480 mila euro, immediatamente esecutivo, a beneficio delle famiglie delle due vittime e del rapinatore superstite, ora in carcere, a cui andranno 10 mila euro.

“Questi oltre ai 300.000 euro già pagati e non dovuti, lo scorso anno alle famiglie. Oltre a queste spese ne abbiamo sostenute altre per circa 300.000 euro fra spese legali, peritali, mediche…”.

Insomma, un milione di euro sono stati sborsati e ora arriveranno le spese per l’appello preannunciato dal legale, l’avvocato Dario Bolognesi. L’appello si conclude con le coordinate del “conto etico” a cui destinare le donazioni con causale “Iostoconmarioroggero”. “Grazie a tutti coloro che vorranno aiutarci”, scrivono Mario Roggero e famiglia.

La ricostruzione del pubblico ministero: immagini agghiaccianti

“Chiunque abbia visto le immagini ha avuto una reazione di repulsione, per quel che è avvenuto: persone rincorse e abbattute in quel modo. Agghiacciante: sensazione che non cambia anche se chi ha sparato è una persona per bene”. Ad affermarlo, il procuratore di Asti Biagio Mazzeo, in un’intervista sulle pagine torinesi del Corriere della sera, dopo la condanna a 17 anni al gioielliere Mario Roggero per avere ucciso due rapinatori fuori dal suo negozio.

“Dal punto di vista investigativo – spiega – è stata un’inchiesta piuttosto semplice, con le solite fonti di prova e le dichiarazioni nell’imminenza del fatto: l’assurdo, se vogliamo, è che stavolta è stato l’imputato a servirci le prove su un piatto d’argento, il video. Le telecamere erano sue”.

Secondo il procuratore “Il problema è che l’imputato sembra non abbia preso piena consapevolezza di quel che è successo. Insomma, non c’è stata una riflessione critica, anche solo minima. Niente”. Roggero aveva espresso posizioni critiche nei confronti dei magistrati. “Ci sarà qualcuno – afferma Mazzeo – che è più rigoroso o meno rigoroso, davanti ai casi di legittima difesa o presunta tale, parlo della società e, quindi, anche dell’interno della magistratura, ma qui non si tratta di ragionare per partito preso: in questo caso siamo completamente al di fuori del caso della legittima difesa”.

Al gioielliere, nelle ultime ore era arrivata anche la solidarietà del vicepremier Matteo Salvini. “Non mi stupisce – commenta il procuratore – sono anni che il ministro ha uno slogan: che la difesa è sempre legittima. Ma qui, come le dicevo, siamo al di là persino del caso border line: perché una reazione che avviene dopo il fatto, e fuori dal negozio, non può essere legittima difesa. E c’è un secondo punto”.

“Noi magistrati – prosegue – non abbiamo gli strumenti per cambiare le leggi, cosa che può invece fare il Parlamento. Inserendo nel codice penale cause di giustificazione, attenuanti, che al momento non sono previste”. Per Mazzeo si potrebbe tenere conto di certe situazioni: per dire, fu introdotta un’aggravante per i furti davanti al bancomat; qui si potrebbero inserire nel codice penale delle attenuanti, anche se quella della provocazione gli è già stata riconosciuta”.

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