E’ una vittima dell’amianto Angelo, morto per un mesotelioma da esposizione alla cosiddetta fibra killer il 5 marzo 2016, a soli 72 anni, dopo avere patito enormi sofferenze. E la sua famiglia ha diritto a un risarcimento, come ha sancito la Corte di Appello di Napoli che lo scorso 7 novembre, confermando la sentenza del 30 dicembre 2021 del Tribunale di Torre Annunziata (Napoli), ha ribadito la condanna della Fincantieri spa e della Sait spa, che avevano presentato un’istanza poi rigettata. La somma, che ammonta a quasi un milione di euro (la metà della cifra richiesta) e che certamente non potrà lenire il dolore sopportato dalla famiglia, apre però la porta a un analogo risarcimento anche per le famiglie dei colleghi di Angelo, che con lui, tra il 1963 al 1995, hanno lavorato per la Sait, azienda che, come anche altre ditte, forniva manodopera alla Fincantieri. L’uomo, a Castellammare di Stabia (Napoli), aveva svolto le mansioni di manovale fino al 1966, pittore per due anni e poi coibentatore, fino al 1991, rimanendo in quel lasso di tempo sempre a contatto diretto con le polveri di amianto. Per otto ore al giorno e per cinque giorni a settimana: “I lavoratori provenienti da queste ditte – si legge nella sentenza di primo grado – ricevevano ordini dalla dirigenza di Fincantieri, che regolava tutte le loro giornate lavorative”.
A confermare la correlazione tra l’esposizione alla fibra killer e il decesso di Angelo è anche il dottor Roberto Ficuciello, specialista in medicina legale e delle assicurazioni, che ha riconosciuto il nesso di causalità tra la patologia riscontrata e il lavoro svolto dall’ex dipendente. “L’ambiente di lavoro – si legge nella decisione – era al chiuso, all’interno dell’unità navale, e privo di aspiratori localizzati delle polveri e senza ricambio di aria. Locali chiusi, come la sala macchine, presso i quali trascorreva l’intera giornata lavorativa, gomito a gomito anche con altri colleghi”. Le attività che svolgeva, in sostanza, “determinavano aerodispersione di polveri e fibre di amianto, che rimanevano liberate nell’aria”. “Con questa sentenza si aprono le porte al risarcimento dei danni anche per tutte le altre vittime nel cantiere navale di Castellammare, soprattutto in riferimento alla congruità del risarcimento per esposizione professionale del lavoratore all’amianto”, commenta Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto.