Salute

Sui social infermiera beve da pappagallo e dottoressa seminuda, valanga di polemiche

Redazione

Sui social infermiera beve da pappagallo e dottoressa seminuda, valanga di polemiche

Dopo il caso Urtis, continua la battaglia dell'associazione Nessuno tocchi Ippocrate: "Fermatevi, così sminuite professione"
Mar, 07/11/2023 - 13:07

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L’ultimo episodio è una infermiera che beve dal pitale o ‘pappagallo‘, ma c’è il caso anche della dottoressa quasi nuda, fino a quello dei post ‘spinti’ del chirurgo Giacomo Urtis. Le esuberanze dei professionisti, un po’ troppo libertini sui social o inebriati dalla goliardia durante le feste di laurea, rimbalzano sui media e fanno discutere “creando una indignazione verso i professionisti”. A denunciare il fenomeno è l‘associazione Nessuno tocchi Ippocrate con un diretta su Facebook.

“L’infermiera che beve dal pitale ha suscitato molto polemiche, noi già da diversi anni siamo diventati osservatorio deontologico, ovvero ci vengono segnalati atteggiamenti poco consoni di medici e infermieri che meritano attenzione. Noi – spiega Manuel Ruggiero, il presidente di ‘Nessuno tocchi Ippocrate’ – come professionisti dobbiamo rispettare il Codice deontologico in toto. Altrimenti appendiamo il camice al chiodo. Noi dobbiamo restituire dignità alla professione, siamo stati per anni aggrediti e uno dei motivi è il fatto che la nostra figura negli anni è stata sminuita, anche da colleghi che si sono messi in ridicolo, il caso di Giacomo Urtis, il caso della collega che si è messa nuda su Facebook, e poi l’infermera che beve al pitale. Dobbiamo dare immagine pubblica decorosa”.

“Sono immagini deleterie quelle che abbiamo raccolto – aggiunge Ruggiero – Medici e infermieri devono mantenere un contegno, non dobbiamo stare in giacca e cravatta sulla foto del tesserino ma neanche mettere foto dove siamo a cavalcioni di una mortadella o siamo vestiti solo con intimo trasparente. La foto della collega infermiera che beve dal ‘pappagallo’ sminuisce la professione, è deleteria. Noi continueremo il lavoro di segnalazione. Il nostro camice è una divisa e va onorato”.