Salute

Peluche e psicologi, Israele accoglie i suoi piccoli ostaggi

di Nuccia Bianchini - Agi

Peluche e psicologi, Israele accoglie i suoi piccoli ostaggi

É stata battezzata 'Porta del Paradiso' ed è l'operazione di accoglienza organizzata da Tel-Aviv per il rientro del primo gruppo di 13 ostaggi, in maggioranza donne e bambini, dopo oltre un mese di cattività.
Ven, 24/11/2023 - 17:20

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Peluche, puzzle, ma anche medici e psicologi: così Israele si è preparata ad accogliere il primo gruppo di 13 ostaggi, per lo più donne e ragazzini di età inferiore ai 18 anni, liberato alle 16 ora locale (le 15 in Italia) dalla Striscia di Gaza.

Oltre ai giocattoli per i più piccoli, l’esercito ha allertato psicologi ed esperti di salute mentale che dovranno accogliere quanti sono rimasti in cattività per oltre un mese e mezzo e, al momento opportuno, spiegare quanto successo il 7 ottobre. L’operazione si chiama ‘Porta del Paradiso’ ed è stata preparata con cura: l’esercito ha appena diffuso le immagini dell’allestimento in corso nella base aerea di Hatzerim, nel deserto del Negev, dove gli ostaggi saranno portati una volta presi in consegna in Egitto.

Una volta rilasciati da Gaza, attraverso il valico di Rafah, gli ostaggi sono saranno portati dai militari israeliani nella base aerea situata nel Sud di Israele, per una prima accoglienza, dove saranno sottoposti a un breve visita medica di tipo fisico e mentale. Subito dopo, gli ostaggi saranno trasferiti in Israele a bordo di elicotteri che voleranno in modalità il più possibile silenziosa. L’esercito si è dotato di un certo numero di telefoni aggiuntivi perché quanti liberati possano chiamare immediatamente i loro parenti.

Nella base aerea gli ostaggi rimarranno non più di due ore, per poi essere trasferiti in ospedale, per controlli medici più approfonditi e dove potranno incontrare i familiari. Ma non è detto che torneranno subito a casa: l’ospedale pediatrico Schneider ha raccomandato che gli ostaggi rimangano almeno 48 ore in osservazione prima di poter tornare dai propri cari. 

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