Torture atroci come la “falaka”, mutilazioni genitali femminili, stupri, traumi da corpi contundenti, bruciature con mezzi elettrici, ossa fratturate. È uno scenario disumano quello che viene fuori dai racconti degli extracomunitari visitati nell’ambulatorio di valutazione delle persone migranti vittime di violenza intenzionale e tortura che ha sede nell’unità di medicina legale del Policlinico “Paolo Giaccone”. Dal primo gennaio al 31 ottobre di quest’anno sono stati visitati 39 richiedenti asilo, di cui 6 donne e 33 uomini, con un’età media di poco più di 25 anni, inviati per la maggior parte da Medici senza frontiere, da avvocati, Azienda sanitaria. Antonina Argo, direttrice della Medicina legale, con la collega Stefania Zerbo e i ricercatori Valeria Tullio e Giuseppe Davide Albano, hanno ascoltato e ascoltano i racconti dei richiedenti asilo che si rivolgono all’Azienda ospedaliera universitaria per ricevere il supporto specialistico e certificativo necessario nell’ambito della procedura per il riconoscimento dello status di rifugiato. Sono state in totale 300 le valutazioni dall’entrata in funzione dell’ambulatorio, nel 2018.
Un quinto dei casi valutati ha riguardato minori, che hanno richiesto un supporto specifico e la collaborazione del Dipartimento materno infantile diretto da Giovanni Corsello. “Abbiamo visto mutilazioni genitali – racconta la professoressa Argo -, ragazzine stuprate con gravidanze non desiderate, casi di minori con sessualità incerta fuggiti perché ripudiati dalle famiglie”. Accolti per la valutazione multidisciplinare anche minori non accompagnati e donne pervenuti dai “corridoi umanitari” governativi, per una immediata certificazione non appena giunti sul territorio nazionale. “In questi casi – continua Argo -, il dato ha valore peculiare, in quanto consente nell’immediatezza dell’ultimo, più recente atto di violenza da tortura, di certificarne la sussistenza e gli esiti, con maggiore garanzia di attendibilità”. La maggior parte dei richiedenti asilo arriva dal Nord Africa, Africa sub -Sahariana, Bangladesh. Molti transitano dalla Libia, dove vengono perpetrati i più efferati atti di tortura.