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Mafia, asse tra clan siciliani e i Gambino di New York: 17 indagati

ZLa Polizia di Stato, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di PALERMO, ha dato esecuzione ad un provvedimento di fermo di indiziato di delitto disposto nei confronti di 7 indagati, attivi nei territori palermitani di Partinico, Borgetto e Torretta e ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa ed altri reati connessi. L’operazione si inserisce in un più vasto contesto investigativo ed esecutivo che ha visto il coinvolgimento di investigatori della Polizia di Stato e del Federal Bureau of Investigation in una complessa ed articolata indagine avviata sui componenti della famiglia Gambino di New York ed alcuni referenti italiani del clan mafioso ancora attivi in Sicilia. Infatti in tale contesto operativo, contestualmente all’esecuzione del provvedimento di fermo a carico dei 7 indagati in provincia di PALERMO, la competente articolazione FBI di New York ha eseguito analoghe misure restrittive a carico di altre 10 persone, indagate per associazione a delinquere, estorsione, incendio doloso, cospirazione e turbativa d’asta. L’operazione congiunta ha visto in campo agenti speciali FBI ed investigatori del Servizio Centrale Operativo, della Squadra Mobile di PALERMO e della locale SISCO, coadiuvati da personale specializzato dei Reparti Prevenzione Crimine, delle unità cinofile e del reparto volo. Le congiunte indagini, avviate nell’aprile 2021 e supportate dal consolidato rapporto di collaborazione tra il Servizio Centrale Operativo ed FBI, sono state progressivamente corroborate da un costante scambio info-investigativo e da una serie di servizi di osservazione transfrontaliera implementati sull’asse PALERMO-Roma-New York. (

Le risultanze investigative hanno dimostrato l’ultrattività del mandamento mafioso di Partinico, storicamente legato al boss Vito Vitale, la cui ascesa al vertice, risalente agli anni ’90, venne supportata dai “corleonesi” di Totò Riina. Le indagini hanno documentato, in particolare, la cifra criminale di alcuni anziani maggiorenti della famiglia mafiosa di “Torretta” già emersi sullo sfondo delle storiche inchieste meglio conosciute come “Pizza Connection” e “Iron Tower”, facendo rilevare, sul fronte americano, anche il ruolo di alcuni esponenti di spicco de La Cosa Nostra Americana (LCA) legati al noto boss Frank Calì, assassinato per futili motivi nel marzo 2019. In tale ambito, è stata accertata la solidità dei rapporti esistenti tra le due consorterie sull’asse USA-Italia, emergendo l’interessamento americano per le vicende organizzative di cosa nostra siciliana e venendo in rilievo anche una serie di dinamiche legate alla reggenza del mandamento mafioso di Partinico. Collateralmente, le risultanze sviluppate sul fronte estero dal Federal Bureau of Investigation hanno documentato una variegata serie di condotte estorsive attuate nel settore dei cantieri edili della Grande Mela dagli odierni destinatari delle misure restrittive disposte in USA, giovandosi anche della manovalanza delle gang metropolitane locali.

E’ in detto contesto che alcuni degli indagati di origine italiana hanno peraltro evocato pregressi episodi di estorsione in danno di ristoratori di origini siciliane insediati a New York, richiamando, a tal proposito, l’azione di impulso e di intermediazione assicurata in Sicilia dai maggiorenti mafiosi locali, in grado di esercitare pressioni nei confronti dei familiari delle stesse vittime tuttora residenti nell’area del mandamento di Partinico. Il collegamento tra LCA e “cosa nostra” siciliana si è quindi sostanziato anche della trasposizione negli USA del “metodo” estorsivo suggerito da un anziano boss partinicese, laddove gli indagati americani si convincevano dell’opportunità di accontentarsi di somme più esigue e di abbandonare le azioni cruente demandate alle menzionate gangs, allo scopo di fidelizzare gli estorti nella vantaggiosa prospettiva di un più “morbido” e duraturo assoggettamento. “Nell’area territoriale di riferimento – sottolineano gli investigatori – gli odierni indagati hanno dimostrato di mantenere un’accentuata capacità di controllo del territorio, disvelando anche una serie di dinamiche connesse alla gestione di un fiorente traffico di stupefacenti ed alla conduzione di reati predatori ‘autorizzati’ dal reggente locale”. In occasione dell’esecuzione congiunta delle previste misure restrittive – avvenuta in simultanea a New York e Palermo a partire dalle prime ore odierne (ore 4.00 di New York e ore 10.00 in Italia) – è stato previsto anche il reciproco impiego di investigatori italiani ed americani, intervenuti in qualità di “osservatori” sugli opposti scenari operativi.

 I fermati nell’operazione tra l’America e Palermo sono Giacomo Palazzolo, 76 anni di Balestrate, Giovan Battista Badalamenti, 69 anni, di Torretta, Salvatore Prestigiacomo, 54 anni e Salvatore Prestigiacomo 50 anni, Isacco Urso, 40 anni di Verbania, e Maria Caruso di 39 anni di Palermo

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