Adesso, anziché del nostro castello, di quelle rocce e delle contrade in cui ci sono ancora, per non dire centinaia, di quei pezzi della nostra storia. Ma, ora, parliamo di un antico poeta “Cipolletta”, un mussomelese di circa cinquecento anni fa, e comunque quasi sconosciuto, in cui c’è l’unica di “Via Poeta N. Cipolletti”, venendoci da “Via Annivina” e salendoci dalla piccola Chiesa della Madonna di Trapani, vicinissimo alla “Piazza del Popolo” e nella Chiesa di San Giovanni. – Chi ne ha parlato di “Cipolletta”, eprima di Giuseppe Sorge nel secondo volume del 1916, ci è stato da Giuseppe Pitrè, nella fine dell’800, con degli “Studi di Poesia Popolare” della “Historia di San Paolino” e in cui composta da una “Cola Cipolletta”, con una stampa anche di alcune differenze o addirittura nel periodo del 1665 alla fine dei suoi versi poetici, tra l’altro quella finale di “Si vuliti sapiri la jurnata/ Di chista historia, chi cumposta fui:/ a li vinti gennaru ch’è vernata/A li milli e cincucentu cinquanta dui”. – Il Sorge, però, sembrò più sicuro della “Historia della vita e morte di San Paulinu”, e del nostro autore di Cola Cipolletta mussomelese, in cui è nato proprio nel 1530, a parte di tanti altri nomi, tra cui quelli di “Cipolla o Cipollina” (!?). Viene considerata, soprattutto, sua moglie di “Donna Eleonora da Prizzi” e, insieme, a suo marito Cola di quelle “rime poetiche”, allora giovanissimo di 22 anni nel suo tipico “sici-italiano-latino” (!) e pure mussomelese di quel 1552, o, magari, che fu quella “Donna Eleonora” ad essere lei la “prima poetica” del San Paolino!? Chissà! Intanto alla fine del poemetto è un po’ diverso da Pitrè e, qui, lo vogliamo rileggere da Sorge sull’ultima pagina in cui “Composta fu sta historia a Sutera/… Per Cola Cipolletta composta fui/A li milli cincucentu cinquanta dui”. – Ma proprio nessuno aveva mai avuto una copia di quella “Historia” datoci dal Vaticano a Roma e ricevuto più di trent’anni fa, allora, dal carissimo amico Dott. Pasquale Bonfante, con quel negativo celluloide e con una pellicola della “Historia della Vita et Morte di San Paolino, Novamente composta per Cola Cipolletta”, dalla Biblioteca Apostolica Vaticana da Cappon.IV.907. E seguendoci quello schema di 13 pagine fotografiche ho letto i suoi 113 componimenti di rima alternata, dalla prima alla terza ed alla quinta riga, e, poi, dalla seconda alla quarta ed alla sesta riga, rimanendovi, così, alla fine tra quella settima e ottava riga nelle sue due rime baciate. Ma un po’ di quelle pellicole le voglio inserire almeno dall’inizio e, poi, alla fine dei componimenti poetici, in cui ci sono solo particolari, anche se non fu al massimo, ma che, però, con un riferimento “rarissimo” della piccola letteratura ci appartenne quel nostro tempo di “cinquecentesco” mussomelese! La prima strofa di otto versi della nostra Historia si iniziò con “In noie Patris & Filii & Spirito santo/Signor donami ingegno & intelletto/ostende la tua virtuti e lu to manto/ch’io metta questa historia ad effetto/di questo facto e glorioso Santo/che a la somma potentia fu accetto/dammi intelletto Signori e memoria/ch’io possa fare questa bella historia”. L’ultimo 113mo componimento scrisse con delle ottave righe: “La somma spera ci detti memoria/che tanto bello dire se aricetta/un di troverete come questa historia/composta fu per Cola Cipolletta/Santo Paolino li detti memoria/& in Paradiso lo chiama & aspetta/per Cola Cipolletta composta fui//alli mille cincocentocinquanta dui”. E alla fine la prima e, poi, l’ultima strofa, parlò proprio di un pezzo di latino “Patris, Filii, ostende, virtuti, historia”, ed in particolare di quel “sicimussomilisi” di “cincucentucinquanta dui”, così, come dire, se ci fosse quella bellezza della nostra piccola “historia”. Da ricordarvi nell’ultima pagina della “Historia…” che Cipolletta ci scrisse: “In Messina 1598 – IL FINE”! – Ce ne sono tantissime altre strofe da farli leggere, ma almeno vorrei ricordarmene di quel 103mo componimento delle rime su “E tali honore fu dato a ssi Santi/Caloiro, a Filippo & à Paolino/chi erano dotti & homini importanti/…in Sicilia li diavoli erano tanti/…Paolino fu eletto, e mandati a Sutera/& nudi i diavoli hanno fatto schiera” e mi fanno pensare a quei “tre santi” in cui vi pregarono e festeggiarono qui a Mussomeli e Sutera, in quegli anni del millecinquecento e, forse, ci furono altre poesie, oltre a quello di San Paolino, sia su San Calogero e pure su San Filippo di Agira, come scritto da Cipolletta nella successiva del 104mo componimento, in cui “Filippo fu eletto di la summa spera/ nel monte Agirion…”. ESan Calogero, da quel tempo, rimase sempre alla fine di agosto nella festa del nostro paese, ma San Filippo si perse sia nella stessa Chiesa delle Vanelle ed anche quel piccolo dipinto. San Paolino si festeggia sempre due giorni dopo della Pasqua a Sutera e da tanti mussomelesi. Ci sono andato anch’io tante volte qui e, pure da sottotenente di quarant’anni fa, a Nola di San Paolino, e si festeggia sempre alla fine di giugno. E’ meraviglioso quel Duomo della Chiesa Madonna di Santa Maria Assunta, dove ci sono delle statue e dei quadri oltre a quella “liturgia memoriale di quella traslazione delle spoglie” di San Paolino. (Salvatore Vaccaro)
di Redazione 3
Dom, 24/11/2024 - 20:42