Cronaca

Domani in carcere l’interrogatorio di Filippo Turetta davanti al pm

Cento chilometri di distanza: l’autopsia sul corpo di Giulia Cecchettin all’istituto di medicina legale dell’università di Padova, l’interrogatorio di Filippo Turetta nel carcere di Verona. Ci si attendeva che, prima di sentire l’ex fidanzato, la Procura aspettasse gli esiti dell’esame per presentarsi con un quadro più completo sulle cause della morte della ragazza futura ingegnera biomedica che sognava di inventare fumetti.

Invece succederà tutto nelle stesse ore, domani mattina. L’ultimo atto prima di restituire Giulia alla famiglia e farla salutare alle tantissime persone che le voglio bene anche senza averla mai conosciuta col sindaco di Vigonovo, Luca Martello, che invita a “non mancare alle esequie perché questa testimonianza collettiva deve aiutarci a diventare tutti migliori”.

E il primo confronto di Turetta col pubblico ministero Andrea Petroni, che lo indaga per omicidio aggravato, sequestro di persona e occultamento di cadavere, dopo che alla gip Benedetta Vitolo ha confessato di avere ucciso Giulia. “Sono affranto per la tragedia che ho causato. Non voglio sottrarmi alle mie responsabilità. Voglio pagare quello che sarà giusto per aver ucciso la mia ex fidanzata”, aveva detto nelle dichiarazioni spontanee lasciando intendere di avere bisogno di tempo per “ricostruire” nella mia memoria le emozioni e quello che è scattato in me quella sera”. 

Anche questa volta, può scegliere: raccontare tutto nei dettagli, solo una parte o avvalersi della facoltà di non rispondere. Gli inquirenti, pur sottolineando che “è sempre un’incognita in questi casi”, si attendono “una collaborazione” da parte sua. L’avvocato Giovanni Caruso, sempre molto riservato sulla sua strategia processuale e senza nessuna concessione a esternazioni mediatiche, lo ha già incontrato diverse volte in carcere, anche per prepararlo all’interrogatorio che era atteso già dalla settimana scorsa.

Bisognerà vedere però se sia conveniente per lo studente andare a fondo della narrazione prima che l’autopsia consegni informazioni precise. In generale, sembra che la sua volontà sia quella di collaborare ma anche di evitare la pena del carcere a vita sia mantenendo un comportamento processuale tale da favorire la possibile concessione delle generiche equivalenti alle aggravanti sia cercando di evitare che il carico delle accuse si appesantisca.

Uno dei temi dell’interrogatorio sarà proprio quello della premeditazione, al momento non contestata, oltre che del tentativo di cercare quello che per Turetta sarebbe stato il ‘movente’. In un’intervista mandata in onda da ‘Chi l’ha visto?’, il padre Nicola Turetta ha detto: “Gli è saltato un embolo. Non è una cosa razionale, cioè una persona che ami, che le fai i biscotti, prepari tutto, la porti a casa. Ci vorrebbe Freud per dare delle spiegazioni”.

Gli avvocati della famiglia ritengono che da tempo fosse in atto “uno stalking psicologico” che aveva creato uno stato di ansia costante in Giulia dopo la fine della relazione. L’autopsia sarà eseguita da al perito medico legale incaricato dalla Procura di Venezia, Guido Viel, che è impegnato anche sul fronte dell’indagine del bus caduto dal cavalcavia a Mestre, e dall’equipe medica del professor Angelo Paolo Dei Tos, responsabile del dipartimento di anatomia patologica dell’ateneo padovano.

Il carcere Montorio di Verona

Quando è stata trovata in un dirupo vicino al lago di Barcis, Giulia presentava sul corpo 26 coltellate al capo, collo, braccia e gambe. La famiglia Cecchettin ha nominato come consulente Stefano D’Errico, che già si è occupato del caso di Liliana Resinovich, la pensionata triestina trovata morta con un sacchetto in testa.

Gli accertamenti permetteranno di capire a che ora è morta Giulia, che ha subito una doppia aggressione, dapprima a pochi metri da casa sua in auto, e poi nella zona industriale di Fosso’ e se, com’è scritto nell’ordinanza di custodia cautelare, a ucciderla sia stato lo “shock emorragico” determinato da una contusione alla teste per una violenta spinta a terra.

E, tra le intenzioni degli inquirenti, c’è anche quella di capire se il ragazzo abbia ‘infierito’ su Giulia, prefigurando così l’aggravante della crudeltà che sussiste quando “la volontà dell’agente è di infliggere alla vittima sofferenze gratuite, inutili, ulteriori e non collegabili al normale processo di causazione dell’evento morte”.

Il conferimento degli incarichi per l’autopsia si è svolto alla presenza dei legali di Filippo Turetta, gli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviero, e del collega Stefano Tigani, che assiste i familiari di Giulia Cecchettin. I tre hanno lasciato insieme il Palazzo di Giustizia di Venezia spiegando ai giornalisti che “non è il momento di fare dichiarazioni”.

C’è anche chi ipotizza che i genitori di Filippo abbiano preferito non incontrarlo in carcere, pur avendo il via libera del pm, proprio per non turbarlo ulteriormente in vista dell’interrogatorio e che lo faranno dopo questo passaggio, forse decisivo.

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