Anche i nostri amici a quattro zampe inquinano, più sono pesanti, più aumentano le emissioni di gas serra che producono. Lo dice uno studio del 2019 della società di consulenza ambientale svizzera ESU Service che è ritornato a galla a fronte di dati che vedono gli animali domestici sempre più presenti nelle case degli europei. E l’Italia – come la Francia e l’Inghilterra – non è certo da meno.
La pandemia da Covid ha infatti dato un contributo decisivo all’aumento degli animali in famiglia. Nel nostro Paese dal 2015 al 2022 sono più che raddoppiate le case che accolgono almeno un animale. Solo nel biennio 2020-2022 si sono aggiunti ben 5 milioni in più di animali domestici, cifra che porta il “parco animali domestici” italiano a circa 65 milioni: più di un animale per adulto! Da notare che in altri Paesi europei come Francia, Germania e Inghilterra, si registrano numeri simili.
Ma siamo proprio sicuri che la crescita esponenziale di gatti, cani, coniglietti e uccellini sia davvero a impatto (ambientale) zero?
Secondo la ricerca di ESU Service, nella sola Svizzera, ‘Fido’ produce una tonnellata di gas serra all’anno e un gatto ne produce poco meno della metà. Anche gli animali più piccoli emettono molti gas serra: gli acquari con pesciolini consumano tra i 150 e i 300 Chilowatt l’anno, quanto i frigoriferi più energivori. L’autorevole rivista New Scientist ha paragonato l’impronta di carbonio di un cane di grossa taglia a quella di un Suv, l’impronta di carbonio di un gatto a quella di una Volkswagen Golf. Un piccolo criceto, secondo gli scienziati, inquina come uno schermo al plasma!
Pochi ne parlano e neppure i veterinari sembrano interessati molto all’argomento, eppure gli studi in campo (molto più numerosi di quelli qui citati) dimostrano, senza ombra di dubbio, che i nostri piccoli amici complessivamente incidono e non poco, sull’inquinamento del Paese in cui vivono. Da notare, tuttavia, che non dappertutto ‘Fido’ inquina nelle stesse percentuali: molto dipende dal comportamento e dalle abitudini dei loro padroni. Ecco quindi che Tf1, primo canale generalista francese, dedica un servizio al ‘decalogo’ per ritrovarsi in casa un ‘ecocane’ o un ‘ecogatto’. Consigli che, Oltralpe, sono stati accompagnati da un appello ai veterinari perché iniziano quanto prima a formarsi in modo specifico su questo tema.
A rendere più nocivi per l’ambiente i nostri animaletti del cuore è, infatti, una dieta molto ricca di carne, l’uso di farmaci e antiparassitari con molecole inquinanti e l’abitudine ad acquistar loro giocattoli. Floriane Lanord, veterinaria francese ambientalista, sostiene che la sua categoria dovrebbe stare in prima fila per aiutare i proprietari a ridurre l’impronta di carbonio dei loro animali. In attesa che i veterinari si sensibilizzino sull’argomento, suggerisce qualche regola. Semplici accorgimenti che, anche in Italia (vista l’esplosione di ‘pet’) sarebbe il caso di seguire:
– Privilegiare le crocchette, prodotte con scarti alimentari a bassissimo impatto, rispetto l’alimentazione umida (i vari paté per animali) peraltro contenuta in confezioni molto più inquinanti;
– Limitare i giochi e gadget: cani e gatti si accontentano di palloni riciclati, vecchi gomitoli di lana e oggetti fatti con materiali di recupero, salvati dalla spazzatura;
– Buttare antiparassitari e fungicidi che contengono quasi sempre pesticidi, vere e proprie bombe a orologeria per la biodiversità, e passare a prodotti naturali e altrettanto efficaci come l’aceto;
– Anche per le feci del nostro animaletto, meglio riscoprire l’approccio più naturale possibile: quando è possibile bisognerebbe restituirle alla terra o ai boschi (se provengono da animali sani e non trattati con farmaci). In alternativa, soprattutto se si abita in città, meglio gettarle nel nostro water;
– A tutela della biodiversità bisognerebbe anche limitare l’istinto di caccia dei gatti e di quelle razze canine che si cibano di uccelli, topi e lucertole, soprattutto quando questi predatori sono particolarmente concentrati in una zona residenziale. Un problema che può essere affrontato con pragmatismo: per esempio con il ‘cat-sharing’ (la condivisione dei gatti tra più proprietari) e aumentando le proteine nel pasto del felino. Un campanellino agganciato al collare del nostro amico renderà inoltre più facile la fuga del malcapitato volatile.