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Caltanissetta, denunciò il pizzo e fu ucciso. Ragazzi dell’IPM incontrano la vedova Giordano

“Eravamo una famiglia di quattro persone…” così si è presentata Franca Evangelista ai ragazzi dell’IPM di Caltanissetta la mattina del 31 ottobre. “Eravamo, ora non più. Mio marito è stato ucciso perché ha denunciato il pizzo”. Parole dirette, con una voce ferma, decisa, come un colpo di pistola, lo stesso che nel 1992 ha ucciso il marito Gaetano Giordano perché si è ribellato agli estorsori della Stiddra di Gela, e su cinque che hanno denunciato il pizzo, “a sorteggio” è uscito lui. Uno doveva morire per dare la lezione a tutti.

Anche questo secondo incontro che si è tenuto in IPM ha lasciato il segno, dopo i genitori di Aldo Naro lo scorso 4 ottobre. L’evento, organizzato dal Carcere Minorile e dal Dipartimento di Mediazione Penale, fa parte del progetto “Sentiti libero” che coinvolge in pieno i ragazzi dell’Istituto con le testimonianze delle vittime di reato.

Ospitati dalla Direttrice dell’IPM Dott.ssa Viviana Savarino e dall’educatrice Dott.ssa Silvia Cirami che hanno dato il saluto iniziale, ha introdotto la seduta il Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Caltanissetta, la Dott.ssa Valentina Tornatore. Gli interventi della Direttrice dell’USSM, la Dott.ssa Maria Concetta Bellia, e del referente locale per la Giustizia Riparativa, il Dott. Vincenzo Indorato, hanno raccontato cos’è la Giustizia Riparativa e quali interventi si operano in sinergia con l’Ufficio di Servizi Sociali per Minorenni volti a reintegrare i giovani colpevoli di reato.

Reintegrare non solo per l’aspetto sociale e giuridico ma soprattutto relazionale ed emotivo. Fortissime le parole della mediatrice penale Rita Puglisi che ha commosso anche i cuori piò ostili lasciando la domanda cruciale “meglio un figlio morto o un figlio assassino?”.

La testimonianza della Sig.ra Franca Evangelista ha toccato profondamente tutti i presenti, la sua forza e determinazione di andare avanti nonostante essere stata privata del marito, la volontà di non arrendersi e non fuggire, il coraggio di essere madre sola di due figli sono gli aspetti che ha trasmesso ai partecipanti dell’incontro.

La sua unica consolazione è stato nel sapere che uno dei due omicidi, il minorenne proveniente da una buona famiglia, dopo aver scontato la sua pena si è trasferito al nord, ha trovato lavoro e ha messo su famiglia. Ha trovato conforto nel riscatto di questa persona ed ha lasciato questo esempio ai ragazzi come speranza e incoraggiamento.

Altri incontri simili verranno organizzati nei mesi prossimi, cercando di sensibilizzare i ragazzi dell’IPM e non solo. È importante ricordare e imparare dagli eventi tragici per evitarli: basandosi sulle emozioni dell’altro e sull’empatia la mediazione penale e la giustizia riparativa giocano ormai un ruolo fondamentale nell’educazione e nella crescita umana per tutte le età.

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