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Società e lavoro. Vocazione professionale: l’importanza di riconoscerla e di svilupparla

Nel lessico comune il concetto di vocazione viene, spesso, inteso come chiamata, come un invito che nasce da una forza astratta e che ti guida verso una strada predestinata. E la sua etimologia lo conferma, poiché deriva dal latino vocatio -onis, proprio di “chiamata, invito”, derivante di vocare, ovvero chiamare.

Tuttavia, il significato di tale parola rientra nelle pagine del dizionario come una predisposizione interna che porta l’individuo a compiere particolari scelte nella vita. Un qualcosa che guida, che ispira, dunque.

Dapprima si parlava di vocazione religiosa, quando un uomo veniva chiamato da Dio a giurargli fedeltà e a rinunciare alla vita matrimoniale; oggi, si parla anche di vocazione professionale conseguentemente alla quale si attribuisce alla persona una sorta di inclinazione naturale verso uno specifico ambito, dove è importante non solo l’atto teorico o pratico della professione, ma anche il lato emozionale, empatico, il quale, tra l’altro, è una spinta in più per riuscire in ciò che si fa.

La vocazione professionale, oltremodo, va riconosciuta e sviluppata, affinché possa incidere positivamente sulla qualità della vita, non solo dei singoli ma dell’intera società.

Sin da bambini si ha un sogno, un progetto a cui si dà cura e attenzioni e si aspetta l’età adulta per poterlo seguire e non lasciarlo cadere. Eppure, molte volte, ci si ritrova a fare un lavoro che neanche rientra nei desideri propri, magari per volontà dei genitori, per la pressione che la società convenzionale attua nei confronti dell’individuo al quale offre pretese traboccanti di egoismo e di indifferenza.

In questo modo si avranno cittadini spenti, frustrati e con l’obbligo di continuare quel determinato lavoro che non piace soltanto per la necessità economica. Invece, riconoscere e sviluppare la propria vocazione professionale, ascoltando quella famosa chiamata può portare alla costruzione di lavorati, di persone più felici in ambito professionale e che, conseguentemente, danno il meglio di sé.

Affinché si possa individuare la propria vocazione è bene conoscere se stessi e osservare ciò che viene fatto in maniera naturale e spontanea, e, in particolar modo, se questa viene realizzata con un livello di concentrazione altissima e se restituisce sensazioni positive e di soddisfazione. È importante anche riconoscere quel bisogno spontaneo di studiare, di ricercare e approfondire il campo verso cui si è interessati.

Vedere il proprio lavoro come una vocazione significa essere spinto da motivazioni che vanno al di là dello stipendio, dell’avanzamento di carriera, e che atterrano su un qualcosa di personale, di intrinseco. Non è il prestigio del titolo o dell’attività, ma è la volontà piena di seguire quel determinato fine perché soltanto con esso la vita acquisisce valore.

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