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La tragedia di Mestre: 27 urti del bus sul guardrail prima di precipitare

Redazione

La tragedia di Mestre: 27 urti del bus sul guardrail prima di precipitare

Disposta una perizia per il buco. Nella caduta il mezzo pesante ha divelto almeno una decina di metri della barriera. I feriti in via di miglioramento. Nelle registrazioni delle telecamere non si vede l'autista. L'ad di La Linea: "Perseguitato dai mitomani, sembra un film"
Ven, 06/10/2023 - 18:32

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Sono 27 gli urti del bus contati dai rilievi tecnici nel luogo del tragico incidente di Mestre (Venezia) in cui martedì sera hanno perso la vita 21 persone. I segni sono ben visibili a terra nel luogo della tragedia, ad indicare il fatto che l’urto tra il pullman e il guardrail è avvenuto almeno una ventina di metri prima dell’ormai noto varco di servizio, nei pressi del quale il veicolo è precipitato.

A terra ben visibile i segni del 27esimo urto, l’ultimo rilevato dei tecnici prima del crollo delle protezioni. Nella caduta il mezzo pesante ha divelto almeno una decina di metri del restante guardrail.

È diventato il ‘buco’ nel guardrail il centro dell’inchiesta della Procura di Venezia sull’incidente del bus precipitato a Mestre. Il procuratore Bruno Cherchi annuncia che nei prossimi giorni affiderà l’incarico di una consulenza a periti di “provata competenza” per ricostruire storia e caratteristiche della barriera lungo il cavalcavia della Vempa.

Non si spera troppo nelle scatole nere

Le scatole nere prelevate dal bus rischiano di non aggiungere elementi così significativi alle indagini. Al suo interno si trovano infatti le registrazioni delle due telecamere di cui era dotato il bus precipitato. Una frontale e una interna, ma quest’ultima è puntata solo sui passeggeri.

“C’erano delle telecamere a bordo e sono state sequestrate per le perizie – ha spiegato all’AGI Massimo Fiorese, titolare della società di trasporti La Linea Spa che stava operando la corsa – non si vede l’autista purtroppo perché questo sarebbe stato un controllo del lavoratore e le norme vigenti lo vietano una normativa che boh, mi lascia senza parole almeno si sarebbe potuto capire qualcosa in più”.

“Tra l’altro nei bus c’e’ anche una piccola parete che avrebbe contenuto l’autista se anche fosse caduto quindi in nessuno caso il su corpo sarebbe entrato nel campo di visuale della telecamera. Non credo quindi che da lì si vedrà granche'” ha poi aggiunto.

“Perché il bus non ha frenato?”

Intanto si è vista di nuovo la Polizia Locale effettuare dei rilievi sul luogo. Il bus è caduto perché c’era quel ‘vuoto’ di un metro e mezzo? Non per l’assessore comunale ai trasporti, Renato Boraso. “Sono davvero indignato qualcuno mi deve spiegare come può un varco tecnico che è sempre esistito, di appena 1,5 metri, che serve per fare la manutenzione, essere la ragione per cui un mezzo di 13 tonnellate è caduto da quel cavalcavia. Mi chiedo e mi piacerebbe sapere: come mai il bus non ha frenato, né mai controsterzato? Vogliamo capire che striscia per una decina di metri contro il guardrail e questo non cede mai?”.

In queste ore sono tutti lì, giornalisti di varie televisioni europee, ciclisti di passaggio, curiosi, a camminare girando video coi telefoni avanti e indietro sul bordo della strada, vicino alla rosa e al girasole stretti attorno a un palo arrugginito a ricordare chi non è tornato da quel volo di sotto.

Ma prima questo ‘buco’ non sembra fosse un tema di attualità.. Perlomeno ad ascoltare la testimonianza di Alessandro Causin, titolare di una storica società di auto e bus a noleggio che parla anche per gli autisti suoi dipendenti. “È un percorso che facciamo spesso ma non abbiamo mai notato questo eventuale buco – dice all’AGI -. Non so peraltro se possa avere avuto un’influenza sull’incidente. Da quello che mi risulta, credo che quello fosse un varco di servizio. C’è anche da dire che forse la ringhiera mezza arrugginita, con lo sfondo della ferrovia, si poteva perdere alla vista dell’occhio”.

Anche Giovanni, un tassista che fa continuamente lo stesso percorso, afferma di non essersi “mai accorto” che ci fosse un’anomalia. La sua idea, da esperto conducente, “è che l’autista abbia avuto un malore e perso il controllo“.

Su questa ipotesi presto arriveranno le prime risposte dell’autopsia eseguita dalla Procura sul corpo di Alberto Rizzotto, il quarantenne di Conegliano alla guida del pullman. Di certo andava molto piano come riferisce Massimo Fiorese della società La Linea, proprietaria del mezzo: 6 chilometri orari al varco, in corrispondenza di quello che è stato definito il buco del guardrail e 36 quando il bus ha cominciato sbandare. Oltre alla consulenza sul guardrail e sul parapetto, ne sono in programma altre come quelle sul telefono dell’autista e sulle batterie al litio.

“La giustizia non è uno show, ha i suoi tempi e non ci facciamo condizionare dalle esternazioni di soggetti” è la considerazione all’ennesima domanda sul ruolo del guardrail. Mentre le salme vengono rimpatriate dopo il nulla osta della magistratura, negli ospedali restano quindici persone, nove in terapia intensiva. I feriti più lievi vengono sentiti dagli investigatori. “Ma non è facile, non solo in senso fisico ma anche psicologico – spiega Cherchi -. Molti di questi feriti hanno perso i parenti stretti, sono in condizioni molto delicate. Stiamo cercando di avere un atteggiamento equilibrato tra le esigenze dell’indagine e la situazione di ciascuno in un contesto molto drammatico”.

Sui racconti di chi è stato già sentito, “parliamo di soggetti che tornavano a casa dopo una giornata in giro, molti erano stanchi, qualcuno dormiva o non si è accorto di niente; c’è una varietà di reazioni”.

I feriti ricoverati sono in via di in miglioramento

Segnali positivi dall’ospedale dell’Angelo di Mestre, dove sono ricoverati molti dei feriti. Tutti i 9 ricoverati stanno migliorando e per uno di loro, un tedesco, le dimissioni sarebbero imminenti.

“I due pazienti ricoverati nei due reparti di degenza stanno migliorando – ha spiegato la direttrice dell’ospedale dell’Angelo di Mestre Chiara Berti nel corso di un punto stampa – stiamo pensando per uno a una dimissione nei prossimi giorni. Per l’altro non e’ immediata, ma potrebbe essere nei prossimi 3/4 giorni”.

Per quanto riguarda invece le tre pazienti in terapia intensiva, ha poi aggiunto Berti, “le due in respiro spontaneo stanno migliorando, una dovrà fare un intervento chirurgico. Anche la paziente intubata sta avendo qualche miglioramento, quindi stiamo riducendo un i farmaci ipnotici”.

Dimesso ieri dalla terapia intensiva invece il ragazzo croato ricoverato all’ospedale di Mirano. Il giovane si trova ora in chirurgia generale. Infine miglioramenti anche per la donna ricoverata in rianimazione all’ospedale di Dolo. “Uscirà dalla rianimazione all’inizio della prossima settimana” ha precisato.

L’ad di La Linea: “Perseguitato dai mitomani, sembra un film”

“Non avevo mai visto un morto e martedì sera ne ho visti 21, e ho visto anche i feriti e il dramma. Psicologicamente sono quattro giorni che non dormo, nessuno potrebbe mai essere pronto ad una cosa del genere”. Lo dice all’AGI Massimo Fiorese, titolare de La Linea Spa, la società che ha operato la corsa in cui martedì sera hanno perso la vita a Mestre 21 persone.

“Sono 4 giorni che mi sembra di vivere in un film – prosegue senza nascondere il suo stato di prostrazione psicologica – riceviamo continuamente telefonate di pazzi, di mitomani, di ingegneri e periti che cercano di speculare e strapparci soldi, siamo subissati da portatori di verità che ci accusano di ogni cosa o dicono di essere al corrente di dettagli che nessuno conosce. Ancora oggi faccio fatica a credere che mi stia davvero accadendo tutto questo”.

“Se tutto fosse accaduto prima di salire sul cavalcavia, se ci fosse stato un guardarail migliore, se non ci fosse stato il buco, se non fosse stato nel punto più alto, se fosse salita meno gente tanti se ma per ora nessuna certezza. Sono convinto che si sia trattato di una tragica seria di concause. Fosse successo con un autobus vecchio e con un autista assunto 3 giorni prima magari avrei potuto pensare di tutto ma in questo caso mi viene da dire che è stata una cosa tragica, assurda, fatalitaà”, ha aggiunto Fiorese.

In merito ad una polemica sorta nelle ultime ore sul posizionamento delle batterie nel bus elettrico (nel soffitto invece che nel pavimento), posizione che secondo alcuni potrebbe compromettere la stabilità del mezzo pesante, ha aggiunto: “fosse andato a 150 km/h potrei anche pensarlo ma avete visto le immagini? Ha fatto un volo di 15 metri, quale autobus potrebbe resistere ad un volo cosi’?”.