CALTANISSETTA. Sostenere in tutte le opportune sedi gli atti e le misure che prevedano l’adozione del salario minimo legale per i lavoratori pubblici e privati; promuovere confronti istituzionali con esponenti politici ed istituzionali, realtà associative, sindacati ed organizzazioni datoriali per esporre i dati e le motivazioni che rendono l’approvazione di questa legge prioritaria; verificare che i vincoli che prevedono l’applicazione dei CCNL delle OO.SS. maggiormente rappresentative siano applicati anche dalle società partecipate, dagli enti strumentali, dai Consorzi e dalle Fondazioni di cui il Comune faccia parte; promuovere un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali e datoriali volto all’adozione di un Protocollo d’intesa per la qualità e la tutela del lavoro negli appalti di lavori, forniture e servizi del Comune di Caltanissetta.
E’ quanto Giancarlo La Rocca e Carlo Vagginelli del Partito Democratico di Caltanissetta all’intero Consiglio Comunale, al Sindaco ed alla sua Giunta. L’obiettivo è quello di introdurre un “salario minimo comunale” che imponga all’amministrazione di concedere appalti alle imprese rispettose delle giuste condizioni di lavoro, disincentivando in questo modo la corsa al massimo ribasso, spesso compiuta a danno dei lavoratori e della stessa qualità delle opere e dei servizi che si dovrebbero garantire.
In una nota, Vagginelli e La Rocca hanno sottolineato: “La
maggioranza di centrodestra, con una scelta pavida e ipocrita, ha ulteriormente
rinviato la discussione sul salario minimo, voltando le spalle a milioni di
lavoratori che non dispongono di una giusta retribuzione. Di fronte a questa ennesima dimostrazione di
arroganza del Governo Meloni, il Partito Democratico tornerà a mobilitarsi a
sostegno di una proposta di legge che risponde alle esigenze di tante cittadine
e di tanti cittadini italiani, ed anche il PD nisseno tornerà ad organizzare
banchetti come già fatto il sei ottobre, per raccogliere le firme di chi vorrà
sostenere la nostra proposta sul salario minimo.
Allo stesso tempo, però, vogliamo chiedere un intervento concreto da parte della nostra amministrazione comunale. Pur non disponendo di competenze concernenti la regolamentazione del mercato del lavoro, anche gli enti locali possono agire per favorire migliori condizioni di buona occupazione attraverso l’impiego di strumenti amministrativi e regolamentari.
In particolare, le amministrazioni locali possono adottare una gestione degli appalti pubblici che contrasti la compressione del costo del lavoro prodotta dagli eccessivi ribassi di gara, valorizzando invece gli aspetti qualitativi, ambientali e sociali delle offerte economiche fatte dalle imprese, utilizzando criteri di aggiudicazione dell’appalto che prevedano l’offerta economicamente più vantaggiosa.
Negli ultimi anni molti comuni italiani hanno coinvolto le rappresentanze dei lavoratori e dei datori di lavoro nella redazione di Protocolli d’intesa in materia di appalti, impegnandosi a contrastare il lavoro nero e irregolare, ad assicurare l’applicazione dei contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, ad applicare criteri selettivi che assegnino all’elemento economico un valore inferiore rispetto a quello tecnico ed organizzativo, ad attribuire un punteggio premiale in presenza di sistemi certificati di gestione della qualità, di sostenibilità ambientale, di responsabilità sociale d’impresa, di politiche di conciliazione e di pari opportunità tra donne e uomini.
Accordi di questo genere sono stati sottoscritti, per fare solo degli esempi, in Comuni come Bologna, Milano e Napoli, ma anche a Cesena, a Modena, a Legnano. Interventi del genere – se attuati nel nostro Comune – consentirebbero di indirizzare correttamente la spesa pubblica, favorendo le iniziative imprenditoriali più innovative, valorizzando il tessuto produttivo del territorio e premiando chi garantisce condizioni di lavoro dignitose e una giusta retribuzione ai propri dipendenti. In altri termini, proponiamo di introdurre un “salario minimo comunale” che imponga all’amministrazione di concedere appalti alle imprese rispettose delle giuste condizioni di lavoro, disincentivando in questo modo la corsa al massimo ribasso, spesso compiuta a danno dei lavoratori e della stessa qualità delle opere e dei servizi che si dovrebbero garantire”.