L’attesa è finita e il Fondo Ambiente Italiano ha svelato i luoghi eccezionalmente aperti per le Giornate FAI d’Autunno del 14 e 15 ottobre. Si tratta di un evento che si svolge in 350 città d’Italia e ingloba 700 luoghi di storia, arte e natura, la maggior parte dei quali solitamente inaccessibili o poco conosciuti.
Nella Provincia di Caltanissetta il FAI si tratta delle casematte e il bunker di Ponte Dirillo a Gela
e la Miniera Trabia Tallarita tra Riesi e
Sommatino.
Il primo sarà visitabile dalle 10 alle 17, con partenza dell’ultima visita alle 16. Per l’accesso all’Area Fortificata si consigliano scarpe comode. La durata della visita sarà di circa 35 minuti. (Coordinate Google Maps https://maps.app.goo.gl/1Z5ChyzAxeGTnYex9)
Il secondo dalle 10 alle 18, con partenza dell’ultima visita alle 16:30. Per l’accesso all’area limitrofa alla Miniera si consigliano scarpe comode. La durata della visita sarà di circa 120 minuti. (Coordinate Google Maps https://maps.app.goo.gl/33L6SvR7K64rCQgt9)
Ciceroni d’eccezione saranno gli studenti delle scuole superiori supervisionati dai volontari FAI ed esperti del settore.
Al bunker si troveranno gli Apprendisti Ciceroni I.I.S.S. Majorana- Gela, I.T.I.S. Morselli- Gela
Alla miniera i visitatori verranno accolti da Greenway delle Zolfare, Apprendisti Ciceroni I.I.S. “C.M.CARAFA”- Riesi e Mazzarino, I.I.S.S. Mottura- Caltanissetta, I.I.S.S. Manzoni – Juvara, Caltanissetta
Per entrambe le visite non è necessaria alcuna prenotazione, basterà recarsi al banco e attendere il turno. I luoghi sono accessibili alle persone con carrozzina
Il bunker e le casematte di Ponte Dirillo si trovano al confine tra due province sulla S.S. 115, nel tratto che collega Gela a Vittoria.
L’area presso la foce del fiume Dirillo è parte del sistema dunale di c.da Macconi e della Riserva naturale del Biviere. Vi è situato il memoriale sulla battaglia del ponte Dirillo del 1943 e fu lo scenario dell’eccidio nel 1946 di otto carabinieri.
L’altura sulla quale scorgiamo i pillbox e altri dispositivi di difesa della II guerra mondiale è circondata da un paesaggio integro ed affascinante.
A partire dal 1941, in assenza di strutture difensive lungo tutto il territorio costiero italiano, si ebbe la necessità di realizzare un sistema di difesa costiera e di fortificazioni allo scopo di impedire o contrastare eventuali sbarchi nemici. La zona in cui si trova il bene rappresentava un punto di collegamento fondamentale tra Gela, città marittima situata in una posizione altamente strategica e punto di partenza per la riconquista del territorio italiano da parte degli Alleati, e Vittoria. La zona in cui si trova il memorial è ben ideato e gestito da un privato. A Ponte Dirillo il 10 luglio 1943 è stata combattuta un sanguinosa battaglia tra le truppe americane dell’82nd Airborne Division, che avanzavano da Gela, e le truppe italo-tedesche che difendevano il ponte.
Il sistema difensivo del Ponte Dirillo e dintorni è caratterizzato prevalentemente da pillbox a “postazione circolare monoarma” in cui si osservano: una cupola con camera di combattimento circolare e una feritoia multipla; la feritoia è dotata sempre di strombatura. Lo spessore del cemento armato di cui è costituito il bunker arriva a superare il metro. Queste postazioni, disposte singolarmente od a gruppi e spesso delle stesse dimensioni, possiedono diversi tipi di ingressi; quelli delle postazioni a gruppo spesso sono comunicanti tra di loro con tunnel sotterranei, adesso interrati. Queste postazioni, inoltre, contengono anche dei piccoli ambienti sempre sotterranei per l’alloggiamento di qualche militare o per deposito di armi e munizioni. L’area è dotata anche di un Rifugio Antischegge, una costruzione in cemento armato che si sviluppa con un corridoio a zig-zag alla fine del quale è presente una finestrella di areazione. In prossimità del rifugio è visibile una piattaforma sulla quale era posizionata una mitragliatrice antiaerea. Il sistema di difesa costiera costituisce oggi un grande patrimonio culturale, come tutto ciò che è importante per la memoria collettiva della Seconda Guerra Mondiale.
COSA SCOPRIRE DURANTE LE GIORNATE FAI?
Il 10 luglio 1943 Gela e la sua costa furono l’epicentro di vicende di rilevanza mondiale. Le Forze Alleate invadono la Sicilia per sconfiggere l’esercito dell’Asse e scelgono la spiaggia di Gela per approdare. Nell’anno in cui ricorre l’ottantesimo anniversario dello sbarco la visita alle fortificazioni di Ponte Dirillo si propone di recuperare la memoria di episodi importanti della Storia e di essere di stimolo ai visitatori per riflettere sul recente passato di cui il territorio è stato uno scenario fondamentale. La zona fortificata del Ponte Dirillo è sempre visitabile, ma pochissimo conosciuta. Dalla strada statale è visibile una lapide che commemora i nomi dei militari dell’82a Divisione americana caduti lì in combattimento tra i giorni del 10-12 luglio 1943, ma pochi si soffermano a visitare il luogo nella parte più interna, dove ci sono casematte, un rifugio antischeggia e pillbox dove sono ancora conficcati nel cemento i proiettili americani.
La Miniera Trabia Tallarita si trova al centro dell’altopiano gessoso-solfifero della Sicilia centro meridionale, la miniera Trabia-Tallarita è situata sulla SS 190, tra Riesi e Sommatino, in corrispondenza del fiume Salso che divide il bacino solfifero in due parti, Trabia a Ovest e Tallarita a Est. Si tratta del più ricco giacimento di zolfo d’Europa, uno straordinario esempio di archeologia industriale in un contesto naturale di grande bellezza. Al suo interno si trova il “Museo della Miniera Trabia Tallarita”.
L’attività estrattiva ha origini antichissime: i primi scavi risalgono al XVII sec. Il primo atto ufficiale (Decreto di Aperiatur a favore del Principe Fuentes per la Tallarita) risale al 14 luglio 1823, mentre per la Trabia, aperta per diritto di proprietà dal Principe di Trabia, è certa un’attività dal 1830. Fra le gestioni si ricordano la ditta Nuvolari e i Florio, e dal 1964, l’EMS. Il periodo di massimo splendore si ebbe intorno al 1920 quando si estraeva il 12% della produzione mondiale di zolfo e circa 3000 minatori lavoravano incessantemente nel sottosuolo. Poi, negli anni ’50, la concorrenza americana mise in crisi il sistema produttivo e la miniera chiuse definitivamente nel 1975.
Il sito minerario rappresenta uno straordinario esempio di archeologia industriale e mineraria. Il museo, sito nell’edificio che ospitava la centrale elettrica Palladio, ospita un allestimento di tipo interattivo e didattico che comprende cinque nuclei: la discenderia, simulazione dell’acceso ai pozzi con fermate alle gallerie, che permette di entrare virtualmente nella miniera; il padiglione della miniera costituito da uno spazio multimediale; i motori Tosi, animati e accompagnati da racconti; gli exhibit scientifici, laboratori dedicati all’elettricità; la timeline che percorre i momenti più significati della storia dello zolfo in Sicilia. Sempre all’interno del museo sono allestite la mostra fotografica permanente “Sulfaro e sulfatari”, una mostra artistica di quadri dell’autore Croce Armonia entrambe dedicate alla vita mineraria e una mostra geologica-mineralogica
COSA SCOPRIRE DURANTE LE GIORNATE FAI?
All’interno del museo è possibile ripercorrere le infinite storie dei minatori, di uomini sfruttati e di bambini, “i carusi”. Mostre fotografiche e multimediali rievocano i protagonisti delle novelle pirandelliane e verghiane. Sarà possibile vedere una parte del tracciato ferroviario Canicattì-Riesi, risalente agli anni ’30 da cui è possibile ammirare la valle del Salso e il giacimento minerario. Si tratta di un’opera ingegneristica notevole, sia per i numerosi ponti che per le gallerie una delle quali a forma elicoidale. Sui pozzi si trovano i castelletti minerari in ferro, i ruderi di un antico ponte, i pali in ferro di una vecchia funivia per il trasporto dello zolfo, gli antichi forni Gill. Di notevole bellezza il paesaggio sia fluviale che collinare, l’uno costituito dal fiume Salso, il più lungo della Sicilia, l’altro da colline adibite al pascolo e all’agricoltura. In un solo luogo: arte, storia mineraria, archeologia industriale, ingegneria ferroviaria, geologia e natura.
Le Giornate FAI d’Autunno si inquadrano nell’ambito delle iniziative di raccolta pubblica di fondi occasionale (Art 143, c 3, lett a, DPR 917/86 e art 2, c 2, D Lgs 460/97) nel corso delle quali si chiede a coloro che lo desiderano di sostenere il FAI con un contributo minimo che, per quest’anno, a livello nazionale è suggerito a partire da 3 euro e viene chiesto liberamente in piazza. Il contributo rappresenta una donazione per sostenere la missione di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale italiano che il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano ETS (Ente del Terzo Settore iscritto al Registro Nazionale Unico del Terzo Settore – rep. n. 2092) persegue dal 1975.
Fonte foto: Giornate FAI d’Autunno