Salute

Caltanissetta, con Oikos Espressione e libertà all’IPM: “dentro” i detenuti tante emozioni da tirar “fuori”

Marcella Sardo

Caltanissetta, con Oikos Espressione e libertà all’IPM: “dentro” i detenuti tante emozioni da tirar “fuori”

Mer, 04/10/2023 - 17:55

Condividi su:

Dopo mesi di intenso e coinvolgente lavoro si è concluso il progetto “Espressione e libertà” realizzato con i ragazzi dell’Istituto Penale Minorile (IPM) di Caltanissetta dall’Associazione Oikos.

Un progetto che si è sviluppato lungo 3 mesi e che ha regalato emozioni e ricordi indelebili sia ai detenuti coinvolti sia agli operatori che, con costanza, creatività e professionalità hanno ideato, strutturato e realizzato attività diversificate. Iniziative e progetti sempre mirati a infondere fiducia nel prossimo, speranza per un futuro personale migliore e determinazione a perseguire gli obiettivi di legalità e giustizia non soltanto “dietro le sbarre” ma anche dopo, quando i giovani torneranno fuori.

Barbara Grillo, Valentina Palermo, Andrea D’Amico e Alessia Giarratano, colonna portante di Oikos per questo progetto, hanno messo in campo le singole professionalità, attitudini e soprattutto passione per poter consentire ai ragazzi di riprendere il contatto con le proprie emozioni, esprimerle all’esterno e poi liberarsi della negatività per poter spiccare il volo.

“Ringraziamo il presidente di Oikos Piero Cavaleri e il direttore dell’IPM Girolamo Monaco per aver compreso l’importanza di questo progetto come approccio per il recupero dell’individuo e la costruzione di una personalità forte, sicura e orientata alla legalità e rispetto di sé stessi e del prossimo – ha commentato Barbara Grillo pedagogista e referente di Oikos per il progetto “Espressione e libertà” -. Ogni iniziativa culturale, ricreativa, didattica è nata per stimolare affettivamente ed emotivamente questi giovani facendo tirar fuori la loro essenza personale. E i risultati che abbiamo raggiunto, imparando a conoscere questi giovani e a farci conoscere, sono andati ben oltre le nostre più rosee aspettative. Siamo entrati per offrire loro una finestra sul mondo ma sono stati loro, con le emozioni profonde e con i sentimenti intensi a regalarci momenti unici e indimenticabili”.

Dall’incontro di “altre” sbarre con le monache di clausura di Caltanissetta al desiderio di bellezza creato allo “Spazio Pitta” – oasi in mezzo al degrado di un quartiere nel quale è difficile vivere ma nel quale sono presenti persone con tanta voglia di riscatto – fino all’escursione all’aria aperta, con zaino in spalla e scarpe comode per seguire sentieri da battere e nuovi mondi da scoprire guardando dall’alto in basso.

“I ragazzi hanno imparato a conoscersi sotto altre forme, raccontando ogni volta un pezzetto di sé. Tutto questo ha dato vita a un gruppo che contiene e sostiene costruendo castelli di sabbia ad una giusta distanza dal crollo, dopotutto mettiamo in piedi una fragilità da proteggere – ha raccontato la psicologa Valentina Palermo -. Porto a casa un’esperienza ricca di emozioni, sguardi e tempi sospesi, un equilibrio impercettibile ma concreto”.

Attività che si sono svolte all’esterno – per chi ha ottenuto il permesso speciale dal giudice – e all’interno dell’Istituto penale minorile di via Turati a Caltanissetta. Come il laboratorio curato con Aldo Rapè che ha fatto comprendere ai ragazzi che la sceneggiatura della loro vita è ancora da scrivere e i registi di questa pièce sono proprio loro o, ancora, con l’apicoltore Pietro Iannello che ha mostrato il sistema operoso e simbiotico delle api o come le attività di arte terapia dove, modellando la creta, i giovani lentamente plasmavano la loro più profonda essenza.

Forme, colori e un percorso sensoriale dove la creatività e le varie forme d’arte hanno dato voce alle emozioni, dando la possibilità ai ragazzi di esprimersi in libertà e in modo ludico. “I detenuti sapevano che, con noi, non c’era alcuna forma di giudizio e questo permetteva di esprimersi senza timore – ha proseguito l’arte terapeuta Alessia Giarratano -. Abbiamo insegnato loro una ma di comunicazione differente, non verbale, che ha permesso di tirare fuori l’emotività e la creatività”.

Tutto questo creando un percorso evolutivo che è stato un continuo crescendo per i ragazzi.

“Abbiamo portato i ragazzi a conoscere le cose belle della vita, ampliare le loro conoscenze culturali, stuzzicare la curiosità invogliandoli a cercare le novità, tessere relazioni, rinforzare i legami già costruiti e fornire nuovi strumenti di lavoro su sé stessi e sulle relazioni – ha spiegato il professore Andrea D’Amico -. Abbiamo concluso questo progetto con gli occhi verso il cielo, senza sbarre ma verso un cielo limpido e non “a quadretti”, con aria pulita e pura. Un auspicio di libertà e di speranza che spinge verso circoli virtuosi soffocando quelli viziosi”.

L’obiettivo di un IPM è quello di recuperare l’individuo, fargli comprendere gli errori commessi e assicurarsi che sia in possesso di quegli strumenti che impediscano di deviare ancora. “Espressione e libertà” è nato proprio per rispondere a questa esigenza e consentire di poter creare persone emotivamente stabili e sicure di poter diventare artefici di un futuro luminoso e, perché no, essere con le loro scelte un esempio per gli altri.

E il saluto finale tra operatori e detenuti non è stato un “addio” bensì un “arrivederci” al di fuori le sbarre in mezzo alla gente, per strada o dentro un supermercato. Un “arrivederci”, dunque, “dentro” una vita sociale retta da regole e valori di legalità, giustizia e rispetto.