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Processo Montante, incombe la prescrizione per altri imputati

Redazione 2

Processo Montante, incombe la prescrizione per altri imputati

Lun, 11/09/2023 - 19:37

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Incombe la prescrizione su altri imputati e capi di imputazione del cosiddetto ‘maxiprocesso’ di Caltanissetta che vede imputati, tra gli altri, l’ex Presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante, e il Presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, oltre a imprenditori e colonnelli e generali.

Le prossime prescrizioni arriveranno, secondo quanto apprende l’Adnkronos, già ai primi di novembre. Ecco perché il Presidente del Tribunale di Caltanissetta Francesco D’Arrigo ha accelerato e ha convocato udienze per ogni settimana. Oggi sono stati ascoltati brevemente sei testimoni, tra cui ex dirigenti dell’Eni, un ex funzionario della Regione siciliana. per parlare degli appalti di alcuni degli imputati.

Mentre sono state acquisite le dichiarazioni di altri. Già nei mesi scorsi erano arrivate le prime prescrizioni per alcuni dei capi di imputazione del processo al ‘cerchio magico’ dell’ex paladino antimafia Antonello Montante, ex potente Presidente degli industriali siciliani. Tra gli imputati per i quali è subentrata la prescrizione spicca il nome dello stesso Montante, accusato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, per il capo di imputazione H, cioè la truffa in concorso, con l’ex assessora regionale all’Industria Linda Vancheri e con l’imprenditore Carmelo Turco.

Sempre per Montante è scattata a giugno la prescrizione su altri due capi di imputazione. La prescrizione riguarda anche l’imputato Salvatore Calì per il capo J, cioè per favoreggiamento, ma anche Carlo La Rotonda e lo stesso Calì per il capo L, cioè la simulazione di reato.

Inoltre, prescritto anche il capo M per Lillo Romeo, cioè il falso, ma quest’ultimo ha rinunciato alla prescrizione.

Inizialmente, i processi sul ‘cerchio magico’ di Montante, oggi assente in aula, erano due. Un processo Montante bis e quello ordinario, che vedeva alla sbarra 17 imputati. Nel processo bis erano imputati, oltre all’ex paladino dell’antimafia Antonello Montante, ex presidente di Confindustria Sicilia, l’ex presidente della Regione Rosario Crocetta, gli ex assessori Linda Vancheri e Mariella Lo Bello, l’ex commissario Irsap Maria Grazia Brandara, oggi presente, gli imprenditori Giuseppe Catanzaro, Rosario Amarù e Carmelo Turco, Vincenzo Savastano vice questore aggiunto all’epoca dei fatti della Polizia presso l’ufficio di frontiera di Fiumicino, Gaetano Scillia capocentro Dia di Caltanissetta dal 2010 al 2014, Arturo De Felice, direttore della Dia dal 2012 al 2014, Giuseppe D’Agata, colonnello dei carabinieri, e Diego Di Simone Perricone, ex capo della security di Confindustria.

Mentre nell’ordinario, erano imputati l’ex presidente del Senato Renato Schifani, oggi Presidente della Regione siciliana, accusato di concorso in associazione a delinquere semplice e rivelazione di notizie riservate.

Sotto processo anche l’ex direttore dell’Aisi Arturo Esposito, il caporeparto dell’Aisi Andrea Cavacece, l’imprenditore Massimo Romano, il tributarista Massimo Cuva, il colonnello dei carabinieri Giuseppe D’Agata, il sindacalista Maurizio Bernava, gli imprenditori del settore sicurezza Andrea e Salvatore Calì, Rosetta Cangialosi, Carmela Giardina e Vincenzo Mistretta (tre dipendenti di Montante), il poliziotto Salvatore Graceffa; il dirigente di Confindustria Carlo La Rotonda; il maggiore della Guardia di Finanza Ettore Orfanello; il luogotenente Mario Sanfilippo e il colonnello dei carabinieri Letterio Romeo.

Quest’ultimo ha rinunciato alla prescrizione.

L’ex paladino dell’antimafia, secondo gli inquirenti, avrebbe messo in piedi un vero e proprio ‘sistema’ di potere, ideato e attuato “grazie a una ramificata rete di relazioni e complicità intessuta con vari personaggi inseriti ai vertici dei vari settori delle istituzioni”.

Inoltre sarebbe stato al centro di una attività di dossieraggio realizzata, anche grazie a complicità eccellenti, attraverso l’accesso alla banca dati delle forze dell’ordine e finalizzata a ricattare “nemici”, condizionare attività politiche e amministrative e acquisire informazioni su indagini a suo carico.

Grazie ai suoi contatti e all’influenza che esercitava in alcuni ambienti istituzionali, l’imprenditore avrebbe creato una sorta di rete spionistica: in cambio di favori, esponenti delle forze dell’ordine gli avrebbero dato informazioni su inchieste a suo carico, dritte sui “nemici”, consentito di avere pile di dossier su personaggi influenti.

Secondo gli inquirenti Montante sarebbe stato la testa di una sorta di “governo parallelo” in Sicilia, e avrebbe “diretto” la vita politica e amministrativa dell’isola, piazzando suoi uomini in posti strategici.

“E’ stato accertato con sufficiente chiarezza – aveva scritto la procura nissena nella richiesta di arresto – che Montante, oltre a promettere e a far ottenere occupazioni lavorative, si prodigasse per soddisfare aspettative di carriera o trasferimenti di sede”.

Nel processo abbreviato, nel luglio del 2022, la Corte d’appello di Caltanissetta dopo 8 ore di Camera di consiglio aveva condannato l’ex presidente di Sicindustria, Antonello Montante, a 8 anni di carcere per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e accesso abusivo al sistema informatico. La Corte d’appello di Caltanissetta presieduta da Andreina Occhipinti (a latere Giovanbattista Tona e Alessandra Giunta) aveva condannato a luglio anche i componenti del ”cerchio magico”: 5 anni per Diego Di Simone, l’ex ispettore della squadra mobile di Palermo diventato il capo della security di Confindustria. In primo grado aveva avuto 6 anni e 4 mesi.

Un’altra condanna anche per Marco De Angelis, sostituto commissario della questura di Palermo: 3 anni e 3 mesi anni, mentre in primo grado ne aveva avuto 4. Anche lui avrebbe avuto un ruolo determinante nell’attività di ‘spionaggio’. Il processo è stato rinviato al prossimo 18 settembre per ascoltare altri due testimoni. E un consulente di parte.

L’udienza successiva sarà il 25 settembre per sentire altri testimoni, tra cui il generale Enrico Ferrari.