“Il pugilato sembra uno sport violento in cui la gente si picchia. Nulla di più sbagliato - spiega Andrea Giardina - È una palestra umana dove si insegna a modellare il proprio carattere e a trovare dentro di sé la forza per superare ogni ostacolo"
Il pugilato torna nella Provincia di Caltanissetta dopo oltre 60 anni con l’apertura di una palestra federale.
Ad affrontare questa sfida, con grinta e determinazione, è Andrea Giardina, atleta trentenne che, dopo tanti anni di sacrifici per allenarsi al di fuori della sua città, ha deciso di investire nel territorio promuovendo uno sport che porta con sé tante emozioni, allena il corpo e tempra il carattere.
Andrea Giardina conosceva questa disciplina perché il suo bisnonno (classe 1920) praticava il pugilato ma erano soltanto dei racconti di famiglia di un passato ormai concluso. Poi, però, avvenne la svolta. “Quando ero adolescente, grazie ai social, ho iniziato a conoscere e appassionarmi di questo sport – ha raccontato il giovane -. La palestra che frequentava il mio bisnonno ormai era chiusa da oltre mezzo secolo e, quindi, ho iniziato a informarmi sulle realtà presenti nelle province limitrofe.
Per anni la passione per il pugilato ha portato Andrea a vivere enormi sacrifici. La mattina si svegliava presto e andava a lavorare come muratore nell’azienda edile del padre. Nel pomeriggio, concluso, il suo turno, prendeva il treno e andava prima fino a Villabate ad allenarsi nella palestra di Davide Giordano e poi a Bagheria con Salvatore ed Enzo Martorana, tecnici rinomati in tutta l’Italia.
Tante le idee e gli obiettivi prefissati con l’apertura di questa nuova palestra federale. “Ho combattuto in 60 match di pugilato tra la Sicilia, Italia, Malta e Polonia. Non sono pronto ad appendere i guantoni al chiodo ma ho avere voglia ed energie per continuare ad allenarmi e combattere. Adesso voglio andare oltre andando ad accendere questa passione ai miei concittadini e impegnarmi per portare nel territorio manifestazioni sportive di alto livello, ospitare pugili rinomati e organizzare corsi e masterclass per consentire di far arrivare l’eccellenza del pugilato nel cuore della Sicilia. Sono una persona determinata e quando mi prefisso un obiettivo mi impegno finché non lo porto a termine. Questa impostazione mentale l’ho imparata grazie al pugilato”.
In via Michelangelo, in Zona San Luca, Andrea Giardina ha trovato un locale adatto per avviare la sua Associazione Sportiva. Ad aiutarlo ad adeguare strutturalmente i locali sono stati il padre Salvatore e il fratello Marco, proprio quelle persone che ogni giorno, per 15 anni, lo hanno visto inseguire il suo sogno.
Adesso anche il capoluogo nisseno ha la sua palestra affiliata alla federazione pugilistica italiana (FPI), una realtà che, essendo riconosciuta dalla struttura nazionale, garantisce la qualità, professionalità e serietà.
La palestra federale Thunder Boxing Gym di Andrea Giardina, proprio come tutte le realtà riconosciute dalla FPI, è costruita rispettando delle precise regole che garantiscono l’adeguatezza sia dell’impianto sportivo e dei suoi attrezzi (dal ring, al pavimento, al sacco da boxe) sia dell’esperienza, delle competenze teoriche e pratiche dei tecnici che allenano. “È questa la vera differenza che dovrebbe orientare chi desidera approcciarsi a un qualsiasi sport, soprattutto se legato al combattimento. Ed è quella di sapere di frequentare un luogo sempre sotto osservazione della Federazione di appartenenza e, dunque, con gli adeguati standard di qualità”.
La sfida di Andrea Giardina è anche quella di far comprendere che il pugilato è uno sport per tutti, senza limiti di età o di genere sessuale. Può essere iniziato dai bambini e dalle bambine già dai 5-6 anni e poi proseguire finché le forze lo permettono.
Si può praticare questo sport per diversi motivi e non soltanto per perseguire la strada dell’agonismo. Si può scegliere la boxe per mantenersi in allenamento e potenziare l’agilità seguendo una preparazione atletica aerobica e anaerobica o per imparare tecniche di autodifesa o, ancora, per forgiare il proprio carattere.
Si può iniziare già intorno ai 5-6 anni ma è intorno alla preadolescenza che si inizia a sviluppare quella maturità indispensabile che fa comprendere l’importanza del senso del sacrificio, della dedizione, della costanza, della tecnica e del rispetto per il proprio corpo.
“Troppo spesso il pugilato viene percepito come uno sport violento dove la gente si picchia. Nulla di più sbagliato” spiega il titolare della Thunder Boxing Gym sottolineando come questa disciplina venga soprannominata anche “la nobile arte”.
“Il pugilato non insegna soltanto a combattere su un ring e tirare pugni all’avversario per farlo cadere al tappeto. È una palestra umana dove si insegna a modellare il proprio carattere e a trovare dentro di sé la forza per superare ogni ostacolo. Chi pratica la boxe diventa una persona forte emotivamente, determinata a raggiungere gli obiettivi lavorando su sé stessi, adottando disciplina, rispetto delle regole, del proprio corpo e del prossimo”.
Andrea Giardina racconta anche di avere un altro desiderio, quello di riuscire ad appassionare il maggior numero di giovani per aiutarli ad abbandonare le cattive abitudini. “Per anni ho vissuto al centro storico, ho frequentato molti coetanei, mi sono guardato intorno e ciò che vedo mi lascia molta amarezza. Vedo persone lasciarsi rovinare dalla droga e dall’alcool, gente rassegnata al proprio destino senza avere nessun obiettivo di vita, senza cercare di cambiare nulla. Il pugilato può diventare quella scintilla capace di far cambiare tutto e togliere tanta gente dalla strada – prosegue -. Innanzi tutto chi pratica questo sport deve sapersi godere le gioie della vita ma, al contempo, saper rinunciare a tutti gli eccessi, alimenti, bevande e sostanze stupefacenti che intossicano il corpo. E poi è capace di agire contro il bullismo sia per chi lo subisce sia per chi lo vuole mettere in atto. In palestra, durante gli allenamenti preparatori e poi sul ring si impara a conoscere il potere della propria forza, a saperla bilanciare, mantenere l’equilibrio, controllo psicologico della rabbia, disciplina e rispetto per l’avversario. I bulli, invece, sono quelli che individuano i deboli e passano all’attacco per stenderli e lasciarli allo stremo.
E questa capacità serve anche a chi è vittima del bullismo scoprendo di essere capace di controllare le proprie emozioni, di non arrendersi davanti l’avversario che sembra tecnicamente e fisicamente più forte, di non abbandonarsi al buio della paura, di cercare soluzioni che possano far cambiare le sorti degli eventi. Chi pensa di non farcela ma si impegna per riuscire allora acquista fiducia in sé stessi e autostima. Principi che si porterà sempre dentro, a prescindere di avere addosso dei guantoni da boxe. Nel pugilato si gioca e si vince ad armi pari. E alla fine si rispetta sempre l’avversario a prescindere che dall’incontro si esca vittoriosi o perdenti. Questo è uno dei più importanti insegnamenti che tutti dovremmo imparare per far diventare la nostra città un posto migliore nel quale vivere”.