La legge prevede che la vittima di molestie o aggressioni sia tutelata rimanendo lontana dal suo aguzzino. Diverse sono le misure che possono essere adottate dal Tribunale e, tra queste, c’è il divieto di avvicinamento utilizzando come misura cautelare quella del “braccialetto elettronico”. Il dispositivo elettronico, infatti, emette un segnale se la vittima e l’aggressore sono a distanza inferiore di 400 metri. Questo permette alle forze dell’ordine di intervenire tempestivamente e alla vittima di essere avvertita del pericolo.
A una prima azione cautelativa, però, segue sempre la valutazione dei fatti da parte del giudice che, analizzata la situazione e sentite le parti in causa decide se confermare o revocare la misura cautelare.
Quest’ultima ipotesi è quella che è avvenuta a Caltanissetta e ha visto un padre (il 53enne E.I.) essere stato accusato dalla figlia maggiorenne di aggressione verbale, fisica e rapina del cellulare.
L’uomo, difeso dagli avvocati Italo Attardo e Vania Giamporcaro, ha raccontato la sua versione dei fatti spiegando l’origine della lite e l’evolversi della vicenda. Una narrazione differente rispetto a quella raccontata inizialmente dalla figlia e dalla moglie, versione riportata nella denuncia dei Carabinieri e che aveva fatto scattare la misura cautelativa.
L’uomo, infatti, era stato accusato di avere giudicato negativamente i comportamenti sessuali della figlia utilizzando epiteti offensivi e ritenuti dalla stessa non corrispondenti con la realtà. Inoltre la giovane ha raccontato che l’uomo l’ha rincorsa per strada mettendo in atto lesioni personali aggravate dall’uso di un’arma e, addirittura, minacciando la morte. Nemmeno il rifugio nella propria abitazione avrebbe tutelato la vittima poiché il suo aggressore, in possesso di un mazzo di chiavi, è entrato senza autorizzazione mettendo in atto le sue minacce.
Nel tentativo di limitare i suoi contatti relazionali e le sue frequentazioni affettive – sempre secondo la versione della giovane – l’uomo avrebbe rapinato il cellulare alla figlia prendendolo con la forza e comunicandole che “glielo avrebbe consegnato solo il giorno dopo”.
La ragazza, su segnalazione della madre intimorita che la lite prendesse una piega tragica, è stata raggiunta dai Carabinieri e accompagnata al Pronto Soccorso. Al S.Elia i medici hanno accertato la frattura del polso e hanno provveduto alle cure mediche.
A seguito della denuncia il Tribunale di Caltanissetta aveva imposto all’uomo il divieto di avvicinamento alla figlia per almeno 400 metri, divieto di comunicazione e braccialetto elettronico.
La versione dei fatti, però, è stata ritenuta inattendibile dal GIP Graziella Luparello che, invece, ha ritenuto le dichiarazioni dell’uomo come plausibili, la lite generata da contrasti legati più a forme di pettegolezzo e conflitti familiari, l’accusa di rapina dello Smartphone illegittima perché senza alcun ricavo di profitto dall’impossessamento. Il GIP, dunque, ritenendo la versione iniziale rilasciata dalla giovane come non completamente rispondente alla realtà, ha disposto la revoca della misura cautelare per l’uomo e del relativo braccialetto elettronico.