A Gela da 15 giorni circa, tutte le sere la città viene infestata da un fortissimo odore di pesce putrefatto.
Talmente forte da disturbare il sonno dei cittadini di quei quartieri più esposti, da costringere tutte le persone a chiudere le imposte e, in alcuni casi, a ricorrere alle cure del pronto soccorso.
Nauseabondo, molesto definito oltre ogni limite di tolleranza.
Da subito sono partite le segnalazioni dei cittadini alle forze dell’ordine, all’Arpa, al Sindaco.
In un primo momento il problema non ha coinvolto l’intera città e la protesta partita sui social non ha allertato nella giusta misura quanto meno gli organi di stampa locale.
Alcuni cittadini si sono mossi autonomamente per individuare la causa, identificandola, con molta probabilità, nei resti di un capannone della zona industriale utilizzato come magazzino di stoccaggio di pesce surgelato, colpito nei giorni precedenti da un rogo che lo ha devastato.
Il pesce contenuto nelle celle frigorifere, abbandonato lì senza alcun trattamento, in poco tempo ha cominciato a far sentire la propria presenza, in seguito ai normali processi di scongelamento e putrefazione.
Ma i giorni passano e l’odore molesto, ogni sera, più o meno alla stessa ora, torna ad agitare le notti dei Gelesi, sempre più preoccupati. Il fatto che si manifesti nelle ore notturne, seppur come motivazione ancora da accertare, sembra dovuto ai cambi di direzione dei venti fra le ore diurne e quelle notturne tipiche di questa zona. Qualcuno in sospetta invece delle azioni notturne in quei magazzini ancora pieni di pesce in putrefazione.
Qualche cittadino più attivo, in assenza di risposte e indicazioni da parte delle autorità, effettuando sopralluoghi presso le aree individuate come sorgente del cattivo odore ha notato che le acque del fiume Gela, che raccolgono anche i reflui depurati(si suppone) dell’area industriale erano per buona parte e quasi fino alla foce ricoperte di un liquido nero.
Segnalazioni e foto sono state inviate alla capitaneria di porto, ma ancora nulla si sa su questo inquinamento, né se è connesso all’incendio del capannone e, quindi, al fastidioso odore che invade la città.
Nel giro di pochi giorni sono arrivate le prime denunce da parte di cittadini ed associazioni, che chiedono verifiche, accertamenti e ipotizzano ritardi ed omissioni nell’azione di bonifica e nei controlli ambientali e nelle iniziative a tutela della salute dei citadini.
Un recente comunicato dell’ARPA, sollecitata dai cittadini, ha chiarito che non ci sono superamenti di valori stabiliti da norme per certi parametri. Ma la puzza c’è, si sente bene e sta disturbando pesantemente la quiete pubblica.
Da giorno 16 agosto, a mezzo stampa, si annunciano gli inizi degli interventi di bonifica, rallentati, a detta dei tg locali, dal fatto che il magazzino è pericolante e dall’impossibilità di reperire ditte specializzate causa ferie ferragostane.
Su queste affermazioni, e sulle responsabilità del comune si è chiesto di fare luce tramite ulteriori denunce, dal momento che ancora oggi il problema esiste.
Nel frattempo nessuna notizia sulle acque nere del fiume, che sfocia in un tratto di mare prossimo a spiagge frequentate dai bagnanti e che spesso vede la presenza di pescatori.
“I gelesi non vivono bene e sono costretti a darsi da fare da soli – commentano i cittadini- , ma chi dovrebbe dare risposte fino ad oggi non è pervenuto.
Di fatto non c’è ufficialmente la certezza, seppur il nesso pare evidente, che la puzza provenga dal capannone bruciato.
Il mistero più grande riguarda, però, il fatto che a bonifiche iniziate e a danno olfattivo ormai ampiamente accertato la puzza rimane. Alcuni mormorii cominciano a sospettare di altre fonti, ma finchè non c’è un chiarimento rimangono solo mormorii. E non si è ancora saputo se del percolato proveniente dalle celle all’interno del capannone, tramite scarichi, si sia riversato nel fiume e se qualche sostanza tossica sia finita nelle acque o sia responsabile di questo cattivo odore.
Si attende qualche chiarimento, ma soprattutto una netta posizione, dal Sindaco, che dovrebbe parlare a nome di tutti i Gelesi.
Si attendono ulteriori chiarimenti dall’Arpa e dalla Capitaneria di porto.
Il danno alla quiete dei cittadini e all’ambiente è evidente e grande, ma in questa città, per anni costretta con menzogne e ricatti a sopportare inquinamenti di ogni tipo ed odori nauseabondi provenienti dal petrolchimico, sembra ancora, nonostante la pesantissima conta dei danni, che i reati ambientali siano trattati come fatti secondari, trascurabili, fatti quasi normali che, come se fossero eventi naturali, faranno il loro corso tra l’impotenza degli uomini.
Se questo è l’atteggiamento delle autorità, per fortuna i Gelesi non la pensano più così – commentano i cittadini -. In modi diversi lo stanno ribadendo tutti i giorni! La maturità della popolazione sovrasta la lentezza istituzionale”.