I ricercatori a bordo hanno esplorato il fondale marino in vari settori del Canale di Sicilia, ancora in buona parte sconosciuti, utilizzando un ecoscandaglio Multibeam per ricostruire la morfologia del fondale marino ad alta risoluzione, un magnetometro per identificare le anomalie associate a strutture vulcaniche sottomarine, e un sistema di sismica ad alta risoluzione per osservare le caratteristiche geologiche delle prime decine di metri al di sotto del fondo mare.
Sono stati anche raccolti campioni di roccia (lave e depositi piroclastici) da vari vulcani sottomarini, alcuni dei quali gia’ noti da indagini indirette. Nei prossimi mesi i campioni saranno analizzati utilizzando una serie di tecniche di laboratorio che forniranno indicazioni sull’eta’ dei vulcani e sulle caratteristiche del magma che li alimenta.
“Queste informazioni saranno fondamentali per ricostruire la storia geologica di una delle regioni piu’ complesse del Mediterraneo centrale”, prospetta Giulia Matilde Ferrante, ricercatrice della Sezione di Geofisica dell’OGS che ha partecipato alla spedizione, “dove, a partire da circa 4-5 milioni di anni fa, si e’ sviluppato un sistema di profonde fosse legate a processi tettonici di tipo estensionale, che tecnicamente chiamiamo ‘rift’, che non hanno portato pero’ alla formazione di crosta oceanica”.
“E’ incredibile scoprire ancora oggi nuovi elementi geologici in un mare, come il Mediterraneo, solcato da millenni da ogni tipo di imbarcazione. Questo mostra in maniera evidente quanto siano ancora poco conosciuti i fondali marini, anche in prossimita’ delle coste”, aggiunge il collega dello stesso gruppo di ricerca dell’OGS, Jonathan Ford.
“Le ricerche condotte hanno anche permesso di evidenziare la presenza di alcuni grossolani errori nelle mappe batimetriche esistenti: in particolare, si e’ visto come alcuni rilievi sommersi, erroneamente interpretati come ‘seamounts’ o edifici vulcanici, in realta’ non esistano. “Questi risultati dimostrano, ancora una volta, come la mappatura ad alta risoluzione dei fondali sia fondamentale e prioritaria non solo per la conoscenza di base”, concludono Dario Civile ed Emanuele Lodolo, i due co-proponenti OGS del progetto, “ma anche per aspetti piu’ pratici quali la sicurezza della navigazione e della messa in posa di cavi sottomarini, la valutazione dei rischi legati alla presenza di edifici vulcanici relativamente vicini alle coste, l’analisi dell’evoluzione costiera, e la salvaguardia degli ecosistemi marini”.