Gli operatori del Progetto di Vita della cooperativa sociale ConSenso hanno fatto imbarcare 1 ragazzi autistici in una nuova avventura: una gita in barca realizzata con il supporto dello staff dell’associazione “I Lupi di Mare” presieduta da Elia Castronovo.
Un’esperienza che rientra all’interno del progetto pilota promosso e sostenuto – anche economicamente – dall’ASP di Caltanissetta e dal dipartimento di salute mentale per far crescere e migliorare le competenze sociali e l’autonomia delle persone con autismo.
Un “Progetto di Vita” che, per la cooperativa ConSenso diretta da Gaetano Terlizzi e dagli operatori che militano nella Tenuta nella quale quotidianamente si svolgono attività, non si tratta di uno slogan promozionale ma una vera missione da compiere con e per i ragazzi a loro affidati.
Dalla piscina realizzata a San Cataldo grazie anche a fondi europei e alle uscite formative in Montagna, in agriturismo o in altri luoghi. Per i giovani utenti ogni esperienza viene percepita come un’opportunità per poter imparare a gestire l’imprevisto non come un problema insormontabile che crea stress o frustrazione ma un imprevisto che può essere affrontato grazie alle competenze già acquisite in precedenza.
“La gita in barca è stata una sfida per tutti noi – ha raccontato Gaetano Terlizzi -. Grazie al supporto dei Lupi di Mare abbiamo portato su tre gommoni 11 ragazzi autistici gravi e 7 operatori. Dopo essere salpati abbiamo percorso un tratto della costa agrigentina verso la Scala dei Turchi e la Baia delle Pergole. Ci siamo fermati in una spiaggia, abbiamo costruito castelli di sabbia e fatto un bagno prima di rientrare al punto di partenza e consumare un picnic. Alcuni dei ragazzi non erano mai saliti in una barca o andati al largo e, dunque, non sapevamo come avrebbero reagito alla nuova esperienza. Un’incertezza che ha intimorito ma non fermato nemmeno le famiglie di questi giovani che, mettendo da parte una fisiologica iperprotettività, ci hanno affidato i loro figli con la certezza che sarebbero tornati a casa con un bagaglio di esperienze molto più ricco”.
La fiducia instaurata tra il ragazzo e l’operatore, manifestata anche con un semplice scambio di sguardo, viene considerata come la base di partenza che consente di potersi addentrare in nuove esperienze mettendo in campo competenze acquisite, un presupposto indispensabile, costruito in anticipo, che prescinde dall’attività successivamente svolta. Il progetto, infatti, va ben oltre la mera escursione in mare ed è strutturato per abituare i ragazzi a uscire dal loro setting abituale e sapersi aprire a nuove opportunità. “Bisogna abbattere il cliché che considera chi ha un disturbo dello spettro autistico una persona che non può fare o al quale non interessa fare determinate attività. Ciò non è un ragionamento corretto perché è possibile far vivere loro esperienze straordinarie con la preparazione adeguata”. Un risultato che, raggiunto, gioverebbe non soltanto a loro, diretti interessati, ma anche alle famiglie che spesso limitano le loro scelte di vita nel timore che i figli possano essere a disagio nel nuovo contesto.
“Il nostro intento è quello di protendere verso una formazione personalizzata, un setting esperienziale che segua le attitudini e le preferenze del ragazzo sia per il tempo libero sia per l’avviamento professionale – hanno proseguito gli operatori del Progetto di Vita -. I nostri ragazzi non devono sentirsi relegati in un’isola e compatibilmente con le loro abilità e competenze presentiamo un ventaglio di opportunità tra le quali scegliere. E saranno loro a determinare le sorti del loro futuro. Un obiettivo nel quale crediamo fortemente e che, con il supporto delle famiglie, stiamo portando avanti”.