I furti idrici lungo la condotta Gela-Aragona sottraggono in media oltre 30 litri di acqua al secondo ogni giorno alla città di Licata, con punte di 70 litri al secondo nei fine settimana.
A lanciare l’allarme è Siciliacque, gestore del servizio idrico di sovrambito sul territorio regionale, che già tre anni fa ha attivato un sistema di monitoraggio e sorveglianza su tutto l’acquedotto. Attraverso i controlli che vengono effettuati quotidianamente, l’azienda ha già scovato un centinaio di allacci abusivi nel periodo compreso fra il 2020 e il 2022; più altri cinque nell’anno in corso: tutti puntualmente denunciati alle forze dell’ordine.
Questo il bilancio delle attività di “bonifica” sin qui svolte, che adesso verranno incrementate con l’ausilio di ulteriori strumenti tecnologici per individuare gli altri punti di ammanco dell’acqua.
“L’obiettivo – dicono i vertici di Siciliacque – è portare alla luce quegli allacci abusivi non ancora rintracciati. Si tratta presumibilmente di una rete idrica parallela, realizzata illegalmente, che toglie risorse alla collettività per l’irrigazione di serre e terreni agricoli. Un fenomeno che, come ogni anno, s’intensifica in estate soprattutto fra la zona industriale di Butera e Licata (dove si concentra il maggior numero di serre) e fra Torre di Gaffe e Licata. Gli allacci abusivi verosimilmente potrebbero trovarsi in zone non accessibili alle squadre di Siciliacque, in quanto proprietà private”.
Gli effetti negativi dei furti d’acqua si ripercuotono su tutta la fascia costiera da Gela a Licata, compreso il centro urbano del Comune agrigentino, che riceve meno di 60 litri di acqua al secondo rispetto ai 90 litri al secondo immessi in acquedotto. La maggiori sofferenze si verificano al serbatoio Safarello, direttamente alimentato dalla condotta Gela-Aragona. Nonostante ciò la dotazione idrica per Licata è rimasta sostanzialmente in linea con quella dello scorso anno.
“Se non ci fossero questi ammanchi, la cittadinanza di Licata avrebbe un surplus d’acqua. Motivo per cui occorre fare fronte comune per difendere un servizio pubblico essenziale”, sottolinea Siciliacque, costituitasi parte civile in uno dei processi in corso al Tribunale di Gela – quello scaturito dall’inchiesta “H2O”, avviata proprio in seguito alle denunce della società – che vede imputate 26 persone per furto aggravato.