Sarà emessa oggi, nel giorno del 31esimo anniversario della strage di via D’Amelio, la sentenza del processo d’appello che vede un unico imputato: il boss mafioso Matteo Messina Denaro, accusato di essere tra i mandanti delle stragi del ’92. Al termine dell’ultima udienza la sua legale d’ufficio, l’avvocata Adriana Vella, aveva chiesto l’assoluzione per Messina Denaro perché il boss, secondo lei, ”non era ai vertici di Cosa nostra” del trapanese, quando fu deliberata la stagione stragista del 1992.
E, quindi, ”non ha partecipato alle riunioni deliberative delle stragi”. Insomma, ”non c’è prova” che il capomafia di Castelvetrano abbia dato ”la sua adesione al piano stragista”. Non solo. ”Non ha avuto alcun ruolo nelle stragi, non ha messo a disposizione auto, armi o esplosivo”. Lo ha ribadito ribadisce più volte, durante l’arringa difensiva, l’avvocata Adriana Vella, lo scorso 25 maggio prima di chiedere l’assoluzione per Matteo Messina Denaro. Finora il boss, dal suo arresto, ha sempre disertato le udienze. in mattinata i giudici si ritireranno in camera di consiglio per emettere la sentenza in giornata.
“Signori della Corte, vi dovete chiedere quando e se e in quale luogo l’imputato Messina Denaro Matteo ha prestato il consenso, ha dato la sua adesione al piano stragista. Questa è una lacuna che non è di scarso rilievo», ha ribadito la legale, che non ha nascosto la sua ”emozione” perché si trova a rappresentare la difesa del boss «in un processo che fa la storia d’Italia”. L’avvocata è stata nominata nella scorsa udienza, il 23 marzo, dalla Presidente della Corte d’assise d’appello di Caltanissetta, Maria Carmela Giannazzo, dopo che l’altro legale d’ufficio, l’avvocato Calogero Montante aveva presentato un certificato di malattia.
E la volta precedente aveva rinunciato un altro legale, la nipote del boss mafioso, Lorenza Guttadauro. In primo grado, quando era ancora latitante, Messina Denaro era stato condannato all’ergastolo. E la Procura generale ha chiesto, al termine della requisitoria, di confermare il carcere a vita per il boss, malato di cancro, in fase avanzata.