Sono “gocce di speranza” quelle che, giorno dopo giorno, operatori e formatori dell’Istituto Penale Minorile (IPM) di Caltanissetta infondono ai loro giovani detenuti.
Stimoli che arrivano da attività diversificate, iniziative a sfondo sociale, culturale e spirituale favorendo un dialogo ad ampio raggio proprio perchè scaturito con persone che arrivano da mondi talvolta molto diversi da quello dal quale provengono i minorenni dell’IPM.
Si tratta di zampilli che riescono a penetrare oltre le sbarre del carcere minorile per promuovere il recupero sociale e l’integrazione nella società.
Musica, teatro, tradizioni cittadine. Sono già numerose le iniziative promosse dal tutto il team dell’IPM diretto da Girolamo Monaco nel 2023 e tante altre sono ancora in cantiere. Solo per fare qualche esempio basta citare la partecipazione alla Real Maestranza del Mercoledì Santo al seguito del Capitano, il concerto musicale della Modern Music Orchestra tenuto nel cortile dell’istituto di via Don Minzoni e la collaborazione con gli studenti del liceo Coreutico “R. Settimo” di Caltanissetta per un laboratorio di scrittura creativa.
Ma l’attività non si è mai fermata e in questi giorni tre detenuti hanno ottenuto dalla magistratura un permesso speciale per andare a trovare, insieme ai loro operatori, le monache di clausura che vivono nel convento di Santa Chiara alle porte di Caltanissetta.
Tra le religiose e i detenuti c’erano delle sbarre, elementi purtroppo ben noti ai minorenni che, però, questa volta hanno assunto un significato ben diverso. Una “scelta di vita” quella delle Clarisse che, volontariamente, hanno deciso di ritirarsi in un Monastero per vivere la loro vita in preghiera e aprirsi al mondo ponendosi al totale servizio dell’altro.
Reclusione, cella, sbarre: sono parole comuni, ma declinate in contesti assolutamente diversi, addirittura opposti. Ciò, però, al quale si aspira è un concetto comune ed è quello del “peso della libertà” non soltanto nel corpo ma, soprattutto, nello spirito.
I ragazzi sono usciti dal convento con la consapevolezza di avere avuto un confronto esistenziale serrato, profondo, unico sul senso della vita.
Un’esperienza che, per gli effetti davvero “rivoluzionari” scaturiti, ha piacevolmente stupito tutti i partecipanti presenti.
I detenuti, gli educatori, l’assistente sociale, la psicologa, gli animatori del progetto “espressione e libertà”, l’ispettore di polizia penitenziaria e il direttore dell’IPM hanno respirato, nella serenità del luogo, il potere interiore del cambiamento possibile.
Una preziosa fonte che, sgorgando, scivolerà come un ruscello verso tutti i professionisti che transitano dall’IPM e della quale, a cascata, beneficeranno tutti i minorenni.