In una società frenetica, sempre più votata al concetto di apparenza e concentrata a soddisfare un bisogno materiale, si cerca di educare alla solidarietà, promuovendo una cultura improntata sul dono, inteso come atto naturale volto a migliorare il benessere della comunità.
Piccoli gesti quotidiani, semplici e privi di un tornaconto, che innalzano pilastri di reciprocità e di rispetto verso il prossimo, partendo dall’idea che la vita stessa è un dono alla quale non si è dato nulla in cambio.
Dunque,
donare come azione di offrire, di darsi, sena ricevere un compenso.
Educare alla cultura del dono significa poter guidare i bambini, i ragazzi verso una generosità priva di disinteresse, dove anche il tempo assume un ruolo fondamentale.
Sì, perché l’atto del donare non si deve tradurre in termini di beni materiali, ma anche in concetti emotivi, morali. Donare il sangue, donare vestiti ai bisognosi, donare il proprio tempo agli anziani soli significa proporre un cambiamento profondo che arricchisce non solo chi riceve, ma anche chi dona.
Donare, offrirsi senza scopo, significa svolgere un ruolo attivo all’interno della società, promuovendo uno stile di vita basato su valori saldi, capaci di costruire nuove vie lontane da logiche di odio e di egoismo. È bene acquistare consapevolezza che si può essere felici anche grazie alle soddisfazioni ricevute dal benessere altrui, proprio perché il bene individuale deve mescolarsi al bene collettivo.
Non a caso Nietzsche affermava che dare gioia donava gioia. L’altruismo, difatti è un concetto che andrebbe praticato nelle scuole, negli uffici, ovunque nel mondo.
Donare è una scelta etica che consente all’individuo di riscoprire nuove speranze, di costruire nuovi modelli di umanità, necessari al mondo per la sua sopravvivenza.