Si è concluso con una performance teatrale messa in scena da oltre 30 giovani ed educatori, il laboratorio di creatività promosso e organizzato dall’Istituto Penale Minorile di Caltanissetta con la preziosa collaborazione del Liceo R. Settimo di Caltanissetta.
Un progetto inclusivo e arricchente che ha messo in evidenza i valori dell’inclusione, solidarietà, legalità, libertà ed empatia.
Tutto è iniziato da un percorso interiore curato dai ragazzi che si trovano “dentro” l’istituto penale minorile di Caltanissetta. Dietro le sbarre, nel buio percepito nella loro anima, il direttore dell’IPM Girolamo Monaco, la coordinatrice del laboratorio Rita Stivale, gli operatori e il cappellano Padre Alessandro Giambra hanno iniziato a generare delle crepe dalle quali è iniziata a penetrare la luce.
“A guidare il percorso è stato quel sole che è arrivato da dietro le sbarre, quella luce che non si è fermata alle spesse pareti esterne ma che è entrata dentro le celle e ha permesso ai ragazzi di guardare all’esterno immaginando la loro vita attraverso una differente prospettiva” ha commentato Padre Alessandro Giambra. È proprio in quel momento che gli operatori dell’istituto hanno potuto iniziare ad agire e aiutare i ragazzi a capire gli errori del passato e ristrutturare il loro futuro. Non si può chiudere il sole in una stanza ma, per uscire dal proprio buio interiore, serve che qualcuno tenda una mano e aiuti chi ha bisogno per trasformare la speranza e quel sogno di libertà in realtà, infondendo il coraggio necessario a compiere i primi passi. Riflettere su sé stessi mentre sono “dentro” per consentire di poter iniziare subito la loro vita “fuori” nel migliore dei modi.
In questo percorso di metabolizzazione, durante il quale le esperienze di vita, proprio come una cipolla, sono state sollevate strato dopo strato, i ragazzi hanno compreso ansie, insicurezze, paure e rimpianti. Sentimenti negativi dai quali sono sgorgate lacrime e amarezza ma alla fine, raggiungendo il cuore dell’esperienza, tutti i ragazzi dell’istituto penale attraverso i loro racconti hanno fatto scaturite emozioni positive quali la bellezza. Ancora una volta, propri come una cipolla che all’esterno appare sgradevole e pungente ma che nel profondo, se ben cucinata, emerge dolcezza e tenerezza.
Emozioni rese ancora più intense dal fatto che a leggerle erano alcuni dei ragazzi che le avevano scritte. Loro che avevano avuto un permesso speciale per essere presenti e partecipare attivamente alla performance esibendosi davanti al pubblico in sala e alle loro stesse famiglie. Speranza nel futuro, euforia per un nuovo percorso e consapevolezza che, in caso di aiuto, non si è mai soli ma c’è qualcuno pronto a tendere loro la mano.
Un messaggio che gli studenti del IV anno del Liceo “Ruggero Settimo” diretto da Irene Cinzia Collerone hanno perfettamente messo in scena grazie alle coreografie di Dominique Cavallaro e la musica di Corrado Sillitti. I giovani dell’IPM, i loro educatori e il direttore si sono presentati al pubblico sotto un velo trasparente che li copriva interamente. Uno strato avvolgente che è stato sollevato e rimosso dai giovani ballerini del coreutico che, durante la performance, hanno accompagnato i ragazzi dell’IPM verso il leggio sottolineando, con la loro danza, l’importanza di un aiuto altruistico, della vitalità e del coinvolgimento per il successo di un nuovo entusiasmante progetto. Tutti elementi essenziali per far maturare una coscienza civica non soltanto negli adolescenti coinvolti ma in tutta la società.
“Il compito di una comunità educante è quella di aiutare i ragazzi a superare le proprie fragilità e difficoltà – ha sottolineato la dirigente Collerone -. La scuola è aperta a tutti e noi docenti ed formatori abbiamo il dovere di insegnare ai giovani che tutti possono avere una seconda opportunità nella vita e quando arriva deve essere colta e sfruttata al meglio”.
“Dentro” e “fuori”. Termini che possono essere connotati con diverse sfaccettature. Ad accendersi in quel momento, infatti, non sono stati i faretti sopraelevati al palco ma le luci del cuore e la speranza che le riflessioni vissute e maturate “dentro” la cella e nelle aule scolastiche, “dentro” la loro intimità possano trasformarsi in esperienze da far emergere “fuori” dal proprio essere e di cui far tesoro “fuori” dalle mura delle istituzioni che al momento li accolgono.
“Siamo molto soddisfatti del percorso di scrittura che i nostri giovani hanno portato avanti aprendosi con i loro racconti autobiografici. Hanno espresso esperienze intime e personali che prima hanno fatto emergere e poi condiviso con i coetanei del liceo coreutico. Pensieri che sono stati trascritti in un lapbook che si apre a forma di fiore e rappresenta la bellezza e la libertà – ha concluso Girolamo Monaco -. Educare, del resto, vuol dire cambiare e con questo laboratorio di scrittura creativa possiamo affermare di aver raggiunto questo obiettivo, i nostri giovani sono cambiati in meglio”.
Il messaggio finale che emerge da tutto il progetto, in definitiva, è legato alla “speranza che rende tutto possibile” perché far cambiare rotta alla propria vita è difficile ma non impossibile se si rinuncia alla violenza e si investe sul dialogo. E questo è un principio valido ovunque, dentro e fuori le sbarre”.
Nella foto: alcuni dei partecipanti al progetto “Noi dentro. Noi Fuori”