Un lutto rappresenta un’offerta di pace a chi ha dei conti in sospeso con Dio e dovrà sostenere il peso di un processo più lungo ed equo di quello che ha avuto sulla terra.
Adesso che i sette giorni dedicati all’uomo più discusso d’Italia sono trascorsi, mi domando il perché di questo silenzio prolungato.
Dove siete nisseni? Credete sia possibile condurre una piccola rivoluzione lottando a giorni o mesi alterni?
Avete la possibilità di cambiare il futuro della vostra città, ma, piuttosto che organizzarvi, avete iniziato a parlare di “pupi” e “canzonette”.
Siete forse voi i pupi? Non avete capito che nulla vi sarà regalato se non lotterete per meritarvelo?
Io osservo impotente la lentezza del vostro agire e il vostro intellettualismo da quattro soldi piegato alla necessità di non rovinare la campagna elettorale di nessuno.
Siete convinti che nessuno si accorga che siete schiavi dell’ipocrisia a tal punto da vendere il futuro di una città per un posto fisso, un contratto o un favore in più.
Eppure io vi osservo e scuoto il capo.
Avrei voluto aiutarvi, ma allo stesso tempo mi rendo conto che forse questa città non merita aiuto. Siete troppo vanesi per rimboccarvi le maniche ed agire.
Perché, cari concittadini, le battaglie si vincono agendo e non chiacchierando del più e del meno in attesa che una data arrivi.
Vorrei spiegarvi il significato del sangue che scorre tra le pagine dei libri di storia, ma so che non capireste.
La gente non si alza la mattina e decide di andare a morire per servire un ideale.
La gente si guarda allo specchio e acquista la consapevolezza del proprio fallimento, di non essere in grado di garantire ai propri figli un futuro di crescita meritocratica dove anche il più povero può aspirare al superamento dei vincoli che una società divisa in ceti impone. Solo in quel momento comprende che occorre ribellarsi e lottare con tenacia e insistenza. Sconvolgere i piani di chi ha già deciso tutto e vi ignora anche se state male e nessuno corre ad aiutarvi perché siete solo un numero, una statistica. Il sangue arriva in quel momento. È il sacrificio che vi viene chiesto. Il coraggio di mettervi in gioco e rivendicare i vostri diritti e il vostro spazio. E a voi, alla fine, non viene chiesto di morire per servire un ideale, ma solo di smetterla di pulire il culo del vostro re di turno usando il futuro di questa città.
Le cul du Roi est propre!
Maximilien De Robespierre.