I campionati di calcio 2022-23 si sono appena conclusi ma le aspettative degli appassionati sono già proiettate sulla nuova stagione 2023-24. Anche i tifosi delle squadre siciliane, reduci da un’annata calcistica in chiaroscuro, attendono con curiosità e trepidazione le prime mosse del calciomercato per capire cosa devono attendersi dal nuovo campionato. Soprattutto Palermo e Catania sono circondate da grandi aspettative, viste le ambizioni delle rispettive proprietà, ma ci sono tante altre realtà che possono far bene e alcune benissimo. Analizziamo le prospettive del calcio in Sicilia in vista della nuova stagione.
Concluso amaramente il campionato di Serie B 22-23 con l’esclusione dei play-off per un solo punto, causa mancata vittoria all’ultima giornata contro il pericolante Brescia nonostante l’iniziale vantaggio di due reti, l’anno prossimo il Palermo non potrà più sbagliare. La scorsa stagione, inficiata dal pasticcio delle dimissioni del duo Castagnini-Baldini che ha condizionato la preparazione estiva, la consideriamo come una sorta di apprendistato per la nuova proprietà, chiamata adesso a dare seguito alle dichiarazioni pronunciate al momento dell’acquisizione del club rosanero, che parlavano di un anno di “consolidamento” in Serie B (del resto era pur sempre una società neopromossa) e poi di dare l’assalto alla Serie A, anche se “con pazienza”. Il modus operandi del City Football Group, la holding dello sceicco Mansur che detiene l’80% delle quote del club, è del resto noto: grandi ambizioni ma all’insegna della sostenibilità, puntare in alto ma senza fare il passo più lungo della gamba. Insomma, all’interno del gruppo le spese “pazze” sono riservate solo per il City di Pep Guardiola. Il Palermo sarà comunque tra le squadre che punteranno a vincere il campionato anche se non sarà semplice, vista la concorrenza. Sarà fondamentale il supporto del fantastico pubblico del Barbera per raggiungere tutti assieme il grande obiettivo.
Salgono a due le rappresentanti del calcio di Sicilia in
Serie C. La stagione 2023-24 vedrà infatti ai nastri di partenza del girone C
non solo il Messina, salvatosi in extremis ai play-out dopo un’annata molto
complicata, ma anche il Catania, tornato in terza serie al termine di una
cavalcata trionfale in D con 31 punti di vantaggio sulla seconda in classifica.
Numeri che la dicono lunga sulla bontà dell’organico rossazzurro costruito in
poche settimane (e a suon di milioni) dal patron Ross Pelligra e dal
vice-presidente e amministratore delegato Grella, forse già sufficiente per una
C di buon livello. Ma per salire in B, obiettivo neanche troppo nascosto della
proprietà catanese, occorrerà puntellare radicalmente la squadra con innesti
mirati in tutti i ruoli. La C non è la D, questo dev’essere chiaro a tutti. E
soprattutto il girone C è pieno di squadre dal grande blasone che renderanno la
vita difficile al Catania. Tra queste speriamo che possa esserci anche il
Messina, chiamato al cambio di passo dopo una stagione con 19 sconfitte e 47
gol subiti che solo per un soffio non è culminata con una disastrosa
retrocessione. Il club messinese è interessato da un cambio societario che
dovrebbe portare al timone una proprietà più solida e ambiziosa, almeno nelle
intenzioni. Quanto farebbe bene al calcio siciliano una lotta al vertice tra
Catania e Messina…
La trionfale risalita del Catania in Serie C ha liberato il girone I della Serie D dalla squadra ammazza-campionato, per cui l’anno prossimo potranno giocarsi la promozione diverse squadre siciliane. A cominciare dal Trapani del nuovo presidente Valerio Antonini, che partirà con i favori del pronostico sull’onda del terzo posto finale nella stagione appena conclusasi. E anche per le dichiarazioni dell’ambizioso patron, voglioso di riportare i granata ai fasti del recente passato (ha promesso la Serie B in tre anni, vedremo se alle parole seguiranno i fatti). Non ci sarà comunque solamente il Trapani (sempre che nel frattempo non venga ripescato in C, ipotesi difficile ma non impossibile) a tenere alto il vessillo del calcio siciliano nella Serie D 2023-24. Si attendono per esempio conferme dal Licata, splendido quinto nell’ultima stagione, e si guarda con curiosità alle outsider Sant’Agata, Sancataldese, Canicattì, Acireale e Ragusa. Per tacere delle neopromosse dall’Eccellenza, le gloriose Akragas e Igea Virtus, due vecchie conoscenze del calcio professionistico che sognano, perché no, il doppio salto. È comunque molto difficile fare previsioni sul campionato di Serie D perché concorrono troppe variabili. Si possono controllare le quote in prossimità della data di inizio su piattaformi che possono offrire bonus benvenuto senza deposito sport. Naturalmente ci si può aspettare che il Trapani sia uno dei club in testa per almeno fare i play off.
I tornei di Eccellenza e Promozione sono probabilmente la vera essenza del calcio siciliano dato che vi partecipano 88 squadre (32 nel massimo torneo dilettantistico regionale, divise in due gironi da 16, e 56 nel secondo livello, divise in 4 gironi da 14) più o meno in rappresentanza di altrettante città di tutta la regione. Capoluoghi di provincia e paesini semi-sperduti, nobili decadute del football locale e assolute novità come per esempio l’Aspra, squadra prodigio dell’omonima frazione marinara di Bagheria, che in soli cinque anni è passata dalla Terza Categoria all’Eccellenza. Nella stagione 2023-24 ci piacerebbe veder risorgere il Marsala, che ha disputato il girone A di Promozione solo per onor di firma, terminando a zero punti, ma che potrà finalmente ripartire con una nuova società. Ci piacerebbe vedere una stagione spumeggiante del Nissa dopo un decennio tremendo (l’attuale Eccellenza è quasi un lusso rispetto alle umiliazioni che hanno dovuto subire i tifosi nisseni con i fallimenti del 2013 e del 2017), e le premesse sembrano finalmente buone. Vorremmo rivedere in categorie più adeguate al rispettivo blasone Siracusa, Leonzio, Modica, Alcamo, Gela e Vittoria. Ma allo stesso tempo vorremmo assistere ad altri miracoli calcistici come quello dell’Aspra. Questi però sono solamente desideri. La realtà del calcio dilettantistico siciliano è fatta invece di tornei portati avanti tra mille difficoltà economiche e organizzative e giocati in strutture spesso inadeguate. Ma con una passione e un entusiasmo difficilmente riscontrabili in altre realtà italiane.