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Papa Francesco: “Ribrezzo per chi compie abusi ma condanna sia atto carità. Va condannato ma come un fratello”

Senza mai coprire nulla, come si fa ad amare, come chiede il Vangelo, anche un ‘nemico’ quale è chi commette un abuso? La difficile domanda è stata posta a Papa Francesco nel corso del suo incontro con un gruppo di gesuiti a Budapest, durante il suo ultimo viaggio internazionale in Ungheria. Parole che sono state rese note oggi dalla rivista dei gesuiti italiani, La Civiltà Cattolica.

“Non è affatto facile. – ha risposto il Papa – Noi oggi abbiamo compreso che la realtà dell’abuso è molto ampia: ci sono abusi sessuali, psicologici, economici, con i migranti… Tu ti riferisci agli abusi sessuali. Come avvicinarci, come parlare agli abusatori per i quali proviamo ribrezzo? Sì, anche questi sono figli di Dio. Ma come si può amarli? La tua domanda è molto forte. L’abusatore va condannato, infatti, ma come fratello. – ha detto Francesco – Condannarlo è da intendere come un atto di carità. C’è una logica, una forma di amare il nemico che si esprime anche così. E non è facile da capire e da vivere”.

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