La politica scopre l’inverno demografico. L’allarme,da anni,dei demografi ha fatto irruzione nell’agenda politica grazie agli Stati Generali della natalità dove il presidente uscente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, ha fornito dati choc, con un calo della popolazione italiana di 11 milioni di persone.
Cifre che hanno indotto il ministro Francesco Lollobrigida had affermare che “l’etnia italiana” è a rischio.
La reazione corale alla denatalità, sia dalla maggioranza che dall’opposizione, è stata all’insegna della presa in carico del problema, anche se le ricette proposte sono state contraddittorie, in attesa di una parola dirimente da parte della premier Giorgia Meloni che partecipa alla giornata conclusiva insieme a Papa Francesco.
Il Presidente Sergio Mattarella, in un messaggio, ha esortato a mettere in campo “politiche abitative, fiscali e sociali appropriate” per favorire il formarsi delle famiglie. In una decina di anni, ha ricordato Blangiardo al convegno, l’Italia è passata dai 500mila nati all’anno, al record negativo del 2022, di 390mila, a fronte dei 700mila decessi.
Nei prossimi anni, in assenza di interventi, si passerà dagli attuali 59 milioni di abitanti a 48. Altrettanto d’effetto le cifre del ministro della Scuola Giuseppe Valditara: gli studenti caleranno in 10 anni dagli odierni 7,4 milioni a 6. A far crescere l’ansia anche i dati di Giorgetti: “da qui al 2042 con gli attuali tassi di fecondità il nostro Paese rischia di perdere per strada percentuali del Pil impressionanti, pari al 18%”. Per non parlare delle pensioni che non potranno essere pagate perché, ha osservato il ministro, i lavoratori saranno assai meno dei pensionati. In questo scenario da film distopico, definito “impressionante” dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri, dal governo è arrivato l’impegno a intervenire. Giorgetti ha alluso a una defiscalizzazione per le famiglie con figli, così da aumentare il loro “reddito disponibile”.
Matteo Salvini ha quantificato in 10mila euro tale defiscalizzazione, che però ad alcuni osservatori è sembrato implicare l’abolizione dell’assegno unico, con il conseguente altolà a non toccarlo dell’ex ministro Elena Bonetti e di Elly Schlein, mentre Carlo Calenda ha proposto semmai di aumentarlo. Il governo si è per ora mostrato orientato verso lo strumento fiscale, diversamente da altri Paesi (come Francia, Germania e nordici) che hanno puntato più sui servizi alle famiglie per favorire l’occupazione delle donne e quindi il secondo stipendio in casa; tuttavia la ministra Eugenia Roccetta ha annunciato un imminente provvedimento proprio per incrementare i servizi alla maternità.
Mara Carfagna ha invocato un approccio bipartisan, così che la strategia possa essere perseguita con l’alternanza dei governi.
Una sintonia delle proposte c’è stata tra Elly Schlein e Giuseppe Conte: entrambi hanno evidenziato l’importanza del welfare a sostegno delle famiglie, a partire dagli asili nido, su cui, ha detto Schlein, “ci giochiamo il futuro”. Un riferimento ai 260 mila posti in asili nido previsti dal Pnrr, indicati come a rischio nelle scorse settimane. In attesa di una parola di sintesi da parte della premier Meloni, il ministro Lollobrigida è tornato al tema del rapporto tra denatalià e immigrazione.
Il calo demografico, ha detto, non c’è a livello mondiale, anzi la popolazione aumenta, invece diminuisce in Italia: “stiamo parlando di denatalità per tutelare la nostra cultura e la nostra lingua, non la razza. Siamo qui per capire se il nostro raggruppamento linguistico e culturale possa sopravvivere”.
Insomma “non esiste una razza italiana, esiste però una cultura, un’etnia italiana, che immagino che in questo convegno si tenda a tutelare”.
Intanto nel fine settimana Fdi e Lega lanceranno una raccolta di firme a sostegno del disegno di legge che rende reato universale la maternità surrogata.