Mazzetti (Segretario generale Fsp Polizia di Stato): “E’ un grottesco controsenso che a Palermo 3 poliziotti siano rimasti feriti, nel giorno della legalità”

“E’ ben più che un grottesco controsenso che tre poliziotti siamo rimasti feriti, a Palermo, nel giorno della legalità quando si commemorano i nostri caduti di Capaci e con loro tutte le altre vittime della violenza criminale. E’ un’oscenità, reale e concettuale. Il fatto in sé è aberrante, e rende l’idea di quanto ancora ci sia da fare verso l’obiettivo di una legalità diffusa, di un senso del rispetto, di un modo anche di saper affermare le proprie idee.

Quel che è accaduto ieri a Palermo dimostra a tutti quanto la ‘legalità’ non stia nelle passerelle, ma nella mente e nel cuore di ciascuno. E come, piuttosto, non stia nella mente e nel cuore di alcuni! Siamo vicini ai colleghi rimasti vittime della ‘libera manifestazione’ del pensiero di chi pensa che avere qualcosa da dire giustifichi aggredire chi veste una divisa, e li ringraziamo perché continuano indefessi a portare avanti gli insegnamenti di chi ci ha preceduto e ci ha rimesso la vita”.

Così Valter Mazzetti, Segretario generale Fsp Polizia di Stato, dopo quanto accaduto ieri a Palermo dove un gruppo di circa 100 manifestanti, appartenenti a un corteo promosso da svariate sigle che, come è stato reso noto, ha registrato la presenza al proprio interno di gruppi riconducibili a frange antagoniste, ha forzato il presidio di polizia, causando il ferimento di un funzionario della Polizia e di altri due poliziotti, che hanno riportato prognosi che vanno dai 10 ai 15 giorni.

“Continuare a celebrare giornate come quella di ieri è giusto – conclude Mazzetti -, per tenere alti i valori che hanno visto tanti appartenenti alle forze dell’ordine immolarsi per difenderli, e per diffonderli respingendo via via definitivamente chi ancora vive secondo le ‘non regole’ della violenza, della prepotenza, della sopraffazione. Le ‘non regole’ che ieri hanno portato a comportamenti delinquenziali, contro cui ci sarà sempre una divisa a resistere, sull’esempio di Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro”.

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