Non si ferma l’intervento di taglio sulle migliaia di norme, leggi e regolamenti, che la Repubblica si trascina dalla nascita del Regno d’Italia, a partire dal 1861.
A inizio settimana, martedì scorso, il consiglio di ministri ha approvato, su proposta del ministro Elisabetta Casellati, titolare delle Riforme istituzionali e della semplificazione normativa, l’abrogazione di “altri 6479 Regi Decreti”.
“Il totale delle norme eliminate da inizio legislatura ha superato i 9000 atti”, ha ricordato Casellati. Spulciando le decine di pagine con le norme cassate, si ha uno spaccato del Belpaese sul finire del XIX secolo. E non poche sono le leggi che raccontano quell’epoca, il mondo di Garibaldi, Mazzini e Cavour.
Si interviene già allora sugli stipendi dei grand commis di Stato, che finiscono nelle maglie del legislatore: si “riduce a lire 4,000 lo stipendio del segretario del consiglio dell’industria e del commercio, a cominciare dall’anno 1878”.
L’anno precedente viene “soppresso il Ministero di agricoltura, industria e commercio”. Uno stop voluto dal governo Depretis II che durerà per un brevissimo periodo, dal 26 dicembre 1877 al 30 giugno 1878, quando il dicastero venne ricostituito dal successivo Governo Cairoli I.
Un regio decreto, datato 31 gennaio 1871, “autorizza la Società privilegiata italiana per la fusione degli zolfi, sedente in Milano, ad emettere n. 1,000 obbligazioni del valore nominale di lire 300 caduna”. Poco dopo si “autorizza la Società anonima dell’Acqua Marcia ad emettere 4000 obbligazioni da lire 500 ciascuna”.
Tantissime sono le norme ‘finanziarie’ e le autorizzazioni a fusioni tra istituti bancari, da Mestre a Caltanissetta. Alcune norme poi accorpano i comuni del Regno d’Italia, come nel aso di Moltedo superiore e inferiore, e tanti altri, per una geografia nazionale che viene ridisegnata sulle mappe.
A Palermo nel 1873 si “approva la Società enologica La Sicilia”. In Piemonte “si approva la Società vinicola Torinese”. Si stringono i rapporti con gli Stati vicini, nel novembre del 1875 si “da’ esecuzione all’accordo fra l’Italia e la Svizzera, relativo all’assistenza gratuita dei cittadini indigenti dell’uno dei due paesi, caduti ammalati nel territorio dell’altro”. Inoltre si “dà piena ed intera esecuzione all’accordo stipulato fra l’Italia ed il Gran Ducato del Luxembourg per ammettere l’invio di oggetti preziosi fra i due paesi per mezzo della Posta-lettere, con assicurazione di valore” (1890).
Nella foto: una delle prime sedi del Parlamento italiano al Palazzo Carignano di Torino