Caltanissetta piange la scomparsa dell’artista Oscar Carnicelli

CALTANISSETTA. Ha destato profonda commozione in Città la notizia dell’avvenuta scomparsa a 91 anni di Oscar Carnicelli. Grande artista, nato in Puglia ma nisseno di adozione, è stato un autentico faro culturale per Caltanissetta e la sua provincia nel contesto di un’attività che lo ha visto eccellere a livello regionale, nazionale ed internazionale.

Tanti, in queste ore, gli attestati di cordoglio da parte di istituzioni, ma anche di semplici cittadini nei suoi confronti. Oscar Carnicelli nato in Puglia nel 1932, siciliano d’adozione, ha vissuto ed operato a Caltanissetta esercitando anche la professione di architetto. Formatosi alla scuola neorealista ha frequentato l’accademia del nudo in via Margutta a Roma. Nel 1966 ha partecipato alla I Mostra di affreschi murali nell’isola di Ustica con G. De Simone, Turcato, Monachesi ed altri artisti siciliani.

Nello stesso anno l’interessamento di Leonardo Sciascia e di Enzo Consolo, in occasione di alcune mostre in Sicilia, ed in particolare a Palermo, ha segnato l’inizio di esperienze e ricerche dei tutto personali culminate, nella prima fase, con l’esecuzione del grande affresco (m.9,20 x 4,70) “Diaspora siciliana” all’Istituto tecnico commerciale Mario Rapisardi di Caltanissetta a seguito di un concorso nazionale del 2%.

Questo periodo è contrassegnato, piu’ che dall’impegno nel sociale, come «Picasso e Guttuso…… da un dinamismo alla Boccioni nel suo momento piu felice e nella ricchezza dei suoi contenuti» (Franco Grasso 1971). L’esperienza della grande dimensione e dell’ampio libero gesto è stata poi, per contrasto, sviluppata su cavalletto con una scrittura minuta tendente ad ottenere una luce ed una trama inedita del paesaggio siciliano nel quale, poi, sono state inglobate strutture geometriche emblematiche delle trasformazioni macro-tecniche dei nostro tempo.

Illuminanti sono di questo periodo gli scritti di A. Cremona, C. Benincasa, I. Tognelli, F. Ulivi, F. Gallo (curatore della mostra antologica di P. Moncada nel 1985), E. Mercuri ed altri. Si può ritenere profetico il commento di Benincasa per i successivi sviluppi quando scrive:«… dov’è l’equilibrio (di questa pittura)? È nella forza scatenata e trasgressiva dell’immaginario metafisico di una natura che come segno di libertà invade il quadro senza stabilire confini e tende a procedere oltre il quadro verso una dimensione cosmica» (1979).

Infatti la pittura dell’Artista dagli anni ’80 si arricchisce di ampi segni organici che si ricollegano al dinamismo e alle dimensioni dell’affresco dei 1971 con una visione cosmica e drammatica del mondo … intrecciando armonie cromatiche… che non sono soltanto ineguagliabile occasione di accostamento e fusione, di composizione, ma sono anche elementi di grande esaltazione sia emotiva che mentale, di speculazione del pensiero che vorrebbe penetrare i segreti alchemici della natura (Francesco Carbone 1996).Vedasi pure gli scritti di G. Tocco, F. Spena, M. Giancaspro, A. Bagordo, A. Gerbino, G. Amodio, G. Occhipinti .

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