Tra pochi giorni, nella prima domenica di maggio, si festeggia il nostro San Pasquale di Baylòn nella nostra Chiesa dei Monti, con una sua processione di una statua dalla fine del 1700. Ci sono, pure, in alcuni paesi siciliani e, altrove, in Campania, come nel comune di Nocera Superiore. Questo santo è nato in Spagna nel 1540, il 16 maggio (!), e morto nel 1592, nel giorno 17 maggio (!). E, dopo cento anni, fu proclamato, allora, il “San Pasquale”, chiamato come “l’umile fratello laico francescano”, nonché conosciuto in tutto il mondo. In particolare, dal 16 ottobre del 1690 dal Papa Alessandro VIII, i cui resti nella grande devozione fu, prima, profanata e, poi, recuperata e restituita, nel 1952, nella loro Basilica di “San Pascùal” della città spagnola di Villareal, in cui viene ricordata, dappertutto, la solennità religiosa dai tanti cattolici. Da tanti anni fa, almeno più di un secolo, oltre a quella del nostro paese, si prepara la festa del santo nella loro campagna della “Contrada Pasquale”, sia nella zona sud, in basso di “Casa Pasquale di Sotto” (457m), guardandola dalla nostra collina di “Montagnola” (745m), e in quell’altra vedendola, invece, dal Pizzo Formaggio (837m), c’è la “Casa Pasquale di Sopra” (738m), verso est, di circa 3 km. Mi ricordò l’amico carissimo Giovanni Camerota che parlando della chiesa di “pasquali di jusu”, si andava, e che si festeggia, ancora oggi, con la messa di un prete e con la processione della statua del Santo, proprio laggiù, con una nuova chiesa. E sopra, nei “pasquali di susu”, della famiglia Sorge, in quella parte più in alto, anche della sua chiesetta, ma totalmente ora svuotata da alcuni decenni, proprio sempre vicino in quella trazzera dei “Quattro Finaiti”, da dove si inizia la zona del comune di Villalba. Ci sono andato con piacere, anche con l’amico Angelo Spoto, sia primo di “susu” e, poi, di “jusu”. Non si possono dimenticare da quelle strade su quei campi “pasquali”. Lì, accanto ai “quattrufinaiti”, si ricorda quella stele funeraria, ormai quasi distrutta, di quel nostro sindaco Desiderio Sorce, il Testadiferro, ucciso dalla mafia, il cui capo fu Gaetano Bongiorno, da quattro uomini assassini a cavallo, “nu’ couzzu da rina”, in quella domenica dell’11 maggio del 1913, proprio come nella festa di San Pasquale di 110 anni fa. Quel “Testadiferro”, che molti, ormai, non lo conoscono più,fu un grandissimo sindaco del paese mussomelese, sia dal 1898 al 1902 e, poi, dal 1906 al 1908, in cui fece restaurare il Castello di Mussomeli, che allora quasi distrutto, e disponendo uno straordinario del “nido d’aquila”. Poi, la realizzazione, la prima volta, della Fiera del Castello del 1 e 2 settembre, la redditizia delle campagne, in particolare dell’irrigazione della ex feudo di Canzirotta; e il rifacimento della nostra Torre dell’orologio, nonché di tantissimi altri. Camminando, mentalmente, il “Vallone Pasquale”, che vale dello stesso nome per tutta la “Contrada Pasquale”, si inizia dal nord, di circa 700 metri di altezza, sopra dalla “Contrada Sanfrangiuri”, si scende accanto al Cozzo Manneratunna (570m), e, sotto della “Casa Pasquale di Sopra”, in cui, oggi, ci lavora solo qualche contadino e, ora, non ci sono più persone di 60/70 anni fa. Ci si aggiunge, qui, dopo tre chilometri, alla “Casa Pasquale di Sotto”, dove ci sono ancora molte case di abitazione con dei lavoratori, soprattutto da Cammarata, nelle loro campagne, oltre, a quei tanti pastori, in cui abbiamo pure assaggiato quelle loro ricotte e di altri formaggi. E, in questi giorni, ci sarà nella nuova chiesa la processione della loro statua di San Pasquale e che assomiglia a quella nostra di Mussomeli. Qui, si arriva, dopo altri tre km, di quel nome “vallone pasquale”, sotto della “Contrada Cicuta” e sopradella “Contrada Sparacia”, fino al “Borgo Callea” (370m), da cui si iniziaquello del nostro “Vallone Tumarrano”. Nel prossimo articolo avremo modo di parlare, oltre a coloro che amano un pezzo di quel nostro tempo lontano, passandosi sia a quell’antico di “Marrano” (!), nonché a “Pasquali” (!), nati da più di mille anni fa, quando vi abitarono, lì, tanto migliaia di ebrei e in altre parti della nostra terra, e costretti, moltissimi, ad essere abbandonati e fuggiti via dalla Sicilia nell’anno del 1494. (prof. Salvatore Vaccaro)