L’inchiesta sulla presunta trattativa Stato-mafia si conclude senza condanne. La Corte di Cassazione, intorno alle 17:30 del 27 aprile, ha messo la parola fine sul processo iniziato dieci anni fa, nel maggio del 2013, di fronte alla Corte d’Assise di Palermo. I Supremi giudici, nell’aula Giallombardo, hanno infatti affermato che gli ex ufficiali del Ros Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno, “non hanno commesso il fatto”. Una formula piena, mente la corte in secondo grado aveva utilizzato la formula meno ampia “perche’ il fatto non costituisce reato”, assolvendo comunque gli imputati. Per loro la procura generale, nell’udienza del 14 aprile scorso, aveva chiesto un appello-bis.
In particolare l'”annullamento con rinvio della sentenza impugnata (quella di appello, ndr) limitatamente alla minaccia nei confronti dei governi Amato e Ciampi”. Adesso Mario Mori, uscendo dalla Corte in piazza Cavour a Roma, dice di essere soddisfatto soltanto “parzialmente”: “per vent’anni mi hanno mandato sotto processo – ha detto l’ex generale del Ros – ero convinto di non aver fatto nulla, il mio mestiere lo conosco, so che se avessi sbagliato me ne sarei accorto”.
Per il boss Leoluca Bagarella e per il medico Antonio Cina’, considerato vicino a Bernardo Provenzano, e’ invece intervenuta la prescrizione. Secondo la corte di Cassazione, infatti, il reato di “violenza o minaccia a un corpo politico” sarebbe stato soltanto tentato, e non consumato. Motivo per cui la sentenza di appello, che li condannava, e’ stata annullata senza rinvio. Confermata invece l’assoluzione, arrivata anche in secondo grado, per l’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri.
La sentenza – emessa dalla sesta sezione penale – ha confermato, spiega la Cassazione in un comunicato stampa, “la decisione della Corte di assise di appello di Palermo nella parte in cui ha riconosciuto che negli anni 1992-1994 i vertici di ‘cosa nostra’ cercarono di condizionare con minacce i Governi della Repubblica italiana (Governi Amato, Ciampi e Berlusconi), prospettando la prosecuzione dell’attivita’ stragista se non fossero intervenute modifiche nel trattamento penitenziario per i condannati per reati di mafia ed altre misure in favore dell’associazione criminosa”.
Nei confronti di tutti gli imputati, ricorda la Corte, “era stato contestato il reato di minaccia ad un corpo politico dello Stato (articolo 338 codic penale): la sentenza di oggi, “riqualificato il reato nella forma tentata – si legge ancora nella nota – ha dichiarato la prescrizione nei confronti di Leoluca Bagarella e Antonino Cina’ in relazione alle minacce ai danni dei Governi Ciampi e Amato, essendo decorsi oltre 22 anni dalla consumazione del reato tentato. Inoltre, ha escluso ogni responsabilita’ degli ufficiali del Ros, Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno, peraltro gia’ assolti in appello sotto il profilo della mancanza di dolo, negando ogni ipotesi di concorso nel reato tentato di minaccia a corpo politico”.
Per quanto riguarda infine, “la minaccia nei confronti del Governo Berlusconi, di cui erano accusati Marcello Dell’Utri e Bagarella, la sentenza – conclude la nota – ha confermato quanto deciso dalla Corte di assise di appello di Palermo, che ha riconosciuto l’estraneita’ del primo e che ha dichiarato la prescrizione del reato nei confronti di Bagarella”.