Mussomeli. Continuano ad arrivare nella terra manfrida i medici argentini che a breve prenderanno servizio presso l’ospedale “Maria Immacolata-Longo”. Professionisti con anni e anni di esperienza, uno di loro addirittura primario. Li abbiamo incontrati ieri mattina a casa della coppia argentina trasferitasi qui già da alcuni anni, Erica Moscatello e Javier Raviculè, che ha perfino comperato casa in Piazza Del Popolo. Colazione siciliana con cartocci alla ricotta e alla crema, ma da bere mate rgentino, un’infusione di foglie verdi di un agrifoglio che cresce spontaneo in Sudamerica. Il dott. abriel Paolo Miri, cinquantuno anni, sposato e padre di quattro figli, la moglie è ceramista-mosaicista, ha deciso di dare una svolta alla propria vita e tornare alle proprie origini. Racconta di sé: “Mi sono laureato nel 1996 e ho conseguito la specializzazione in Medicina Interna presso l’ospedale militare di Buenos Aires come medico militare. Poi mi sono specializzato in Geriatria e Gerontologia. Da Buenos Aires mi sono trasferito in provincia di Santa Fe e sono il direttore dell’ospedale pubblico del mio paese. Con altri colleghi abbiamo fondato una clinica privata di cui sono direttore. Ho quattro figli e mia moglie mi ha detto: tu firma il contratto a noi prendiamo l’aereo. Insomma aspetta soltanto la firma del contratto per trasferirsi coi ragazzi a Mussomeli. Attualmente abito in via Foscolo e aspetto che l’Asp mi chiami per il colloquio che è fissato per il prossimo 11 aprile. Il mio trasferimento in Italia è dovuto a un mio desiderio interiore, anche se io sto bene in Argentina, lavoro, economicamente non ci lamentiamo, riesco a risparmiare, andiamo in vacanza, ma il mio Paese è un disastro e sono stanco di lotte politiche, sono stanco dell’assenza di prospettive, della medicina carente. Mio nonno è nato a Piana degli Albanesi, quindi io sono di origine siciliana e qui ho ritrovato le mie radici. Mio cugino abita a Piana, il mio è un ritorno alle origini. Il mio desiderio come padre è che i miei figli non passino quello che ho passato io, per questo abbiamo deciso di venire qui, in Italia. Ho deciso subito, due anni fa, appena ho saputo che a Mussomeli si cercavano medici tramite l’università di Rosario, e ho subito contattato Erica. E oggi siamo qua. Mi piace molto qui.” Il dott. Juan Bosio ha trentanove anni, anche lui sposato e padre di una bambina di tre anni, è specialista in Medicina d’urgenza. “Mi sono laureato nel 2009 all’università di Rosario e mi sono specializzato in Terapia intensiva presso l’università di Cordoba. Ho lavorato per anni nel pubblico. Nel 2017 mi sono trasferito a San Luis, in provincia, e ho iniziato una carriera come istruttore per formare medici specialisti in medicina critica intensiva e faccio parte della Cattedra di Medicina Interna della Facoltà cattolica di Cuyo. Sono anche consulente del Ministero. A Mussomeli abito in via Pitrè con mia moglie e mia figlia. Non conoscevo la Sicilia né l’Europa, ma anche io considero l’Italia la mia madre patria perché sono originario della Calabria, provincia di Cosenza. E poi perché l’Italia è all’avanguardia in ambito medico e noi vogliamo spenderci in favore dei pazienti. Mi sento come un costruttore che vuole portare il suo contributo di professionalità e anche io farò il colloquio il prossimo 11 aprile all’Asp.” Chi invece il colloquio lo ha già fatto è la dott.ssa Laura Lator, chirurga specialista anche in chirurgia digestiva, che abita da due mesi a Mussomeli. “Con mio marito e i nostri due figli di due e tre anni, Agostino e Luciano che vanno a scuola materna in via Madonna di Fatima. Abitiamo in via La Bella, vicino al vecchio ospedale, e siamo felici. Siamo arrivati lo scorso 4 febbraio e siamo davvero felici, perché il posto e la gente mi piace molto, una comunità molto amichevole. Mussomeli è molto pittoresca e mi piace tanto. L’altro giorno abbiamo portato i bambini ad Agrigento, a vedere il mare, e sono rimasti incantati. L’ospedale di Mussomeli l’ho visto soltanto da fuori, ma ho già fatto il colloquio lo scorso 14 marzo e aspetto soltanto di fare la visita medica per prendere servizio. Vorrei cominciare a lavorare al più presto, perché siamo molto contenti di stare qui e vorremmo metterci subito a disposizione dei pazienti. Siamo medici con anni di esperienza e vorremmo dare anche noi il nostro contributo per salvare questo ospedale.” (Roberto Mistretta)