A Monza, un ragazzo di 16 anni ha assunto psicofarmaci rubati dalla farmacia nella quale stava svolgendo un periodo di alternanza scuola-lavoro ed è finito all’ospedale San Gerardo.
Dopo alcuni giorni all’interno del reparto di neuropsichiatria infantile, il giovane ha dato in escandescenze in preda a una crisi d’astinenza. Dopo aver distrutto alcuni arredi, ha minacciato i presenti, tra cui una guardia giurata, con una spranga di ferro, divelta da un letto. A bloccarlo sono intervenuti i agenti del posto fisso di polizia dell’ospedale che, dopo qualche minuto di trattativa, sono riusciti a calmare il ragazzo e a farsi consegnare la spranga.
Essendo stato il terzo intervento per lo stesso giovane, gli agenti hanno deciso di approfondire la sua vicenda. È così emerso come il suo ricovero per astinenza da psicofarmaci, mai prescritti, ha avuto origine dal periodo di alternanza scuola-lavoro, iniziato il 28 febbraio e completato il 3 marzo, presso una farmacia della provincia, al termine del quale il giovane aveva prelevato dal magazzino numerose scatole di medicinali. Il furto era stato scoperto il 6 marzo dal direttore della farmacia, una volta effettuato l’inventario. Ipotizzando che potessero essere stati prelevati dallo stagista, il titolare ha avvisato la scuola che, a sua volta, ha messo al corrente della situazione anche la famiglia del 16enne. Sono stati gli stessi genitori a controllare in casa, nella stanza del ragazzo, ritrovando numerose scatole di farmaci integre, alcune aperte e assunte. Il ragazzo, avendo abusato di psicofarmaci, era piombato in uno stato di astinenza, tanto da renderne necessario il ricovero in neuropsichiatria. Gli agenti della Squadra mobile monzese hanno trasmesso un fascicolo informativo alla procura del tribunale per i minorenni di Milano.
Le parole del padre del ragazzo – “Aveva preso 295 scatole di Rivotril, Xanax, EM – ha raccontato al Giorno il padre del ragazzo -. Mio figlio ha turbe psichiche da anni, si era iscritto a un corso di chimica nella speranza di trovare una soluzione per le proprie sofferenze”.