L’Associazione Ducezio torna a parlare di tradizioni culinarie di Caltanissetta e, in particolare, dei dolci tipici.
Ieri, 19 marzo, la Chiesa ha celebrato San Giuseppe, il santo più venerato in Sicilia. Il suo culto è presente in ben 83 comuni della nostra isola.
Il successo della sua popolarità è sicuramente dovuto alla straordinaria importanza che ricopriva già il rito precristiano ad esso collegato così come racconta l’associazione Ducezio.
La festa di San Giuseppe in Sicilia è infatti la felice traduzione sincretistica del Capodanno pagano e del culto di Liber Pater – Dioniso. I caratteri di questi antichi riti ancora presenti nell’attuale festa dedicata a San Giuseppe in numerosi comuni della Sicilia sono tanti: innanzitutto le “vampe”, i giganteschi falò accesi per le strade la notte tra il 18 e il 19 marzo, dove la gente, in un clima di particolare euforia, brucia tutte le “cose vecchie e sgangherate”; e poi i banchetti di carne e salsiccia alla brace organizzati all’aperto con abbondanti carciofi arrostiti e fiumi di vino rosso; e naturalmente musica, canti e balli fino all’alba.
Nelle case, nei giardini, nelle vie, moltissimi devoti fanno a gara a preparargli la tavolata dell’abbondanza: veri e propri altari traboccanti di ogni ben di Dio.
Oltre ai pani, artisticamente lavorati – bellissimi quelli di Salemi e Camporeale – con il compito principale di comunicare i segni e i significati più importanti della dottrina cristiana, troviamo numerose specialità dolciarie che adornano le cene e rallegrano i banchetti di San Giuseppe.
Tra i primi tipi vengono preparati dolci a base di pasta forte, cubbàita, nucatoli e taralli.
Ma l’attrazione del pasto vero e proprio sono le sfince e le crespelle.