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8 marzo: studio, per il 43% degli uomini la violenza sulle donne non li riguarda

Il 43% degli uomini dichiara di non considerare la violenza sulle donne come un problema che li riguardi direttamente e, allo stesso tempo, il 42% ritiene che quando si parla di violenza contro le donne spesso si colpevolizzino tutti gli uomini indistintamente, come se fosse un problema collettivo senza sfumature. Sono alcuni dei risultati emersi dalla survey “LUI – Lavoro, Uomini, Inclusione”, realizzata, in occasione della Festa della Donna, da Fondazione Libellula – il cui impegno da anni e’ quello di prevenire e contrastare ogni forma di violenza sulle donne e di discriminazione di genere – che ha intervistato oltre 2mila uomini lavoratori, esplorando la percezione e le esperienze del genere maschile rispetto alla discriminazione e all’equita’ di genere nel mondo professionale e nella vita familiare.

“Numeri che testimoniano una scarsa consapevolezza delle radici culturali della violenza di genere e delle sue diverse sfaccettature quotidiane che spesso si basano su una concezione di superiorita’ maschile e su una cultura del controllo e della prevaricazione, spesso normalizzati”, spiega Annalisa Valsasina, direttrice scientifica di Fondazione Libellula, ricordando che nella survey realizzata lo scorso anno e dedicata alle donne, “oltre un’intervistata su 2 ha dichiarato di essere stata vittima di molestie, discriminazioni o stereotipi sul posto di lavoro, mentre addirittura il 22% di aver avuto contatti fisici indesiderati. Visti questi risultati – aggiunge – e’ necessario capire come attivare un confronto tra i due generi e individuare le azioni grazie alle quali sia possibile intervenire efficacemente nei diversi contesti per arrivare all’equita’ superando stereotipi limitanti e promuovere una vera cultura del cambiamento”.

Quasi 3 uomini su 4 (il 73%), emerge ancora dalla ricerca, riconoscono che, nel proprio contesto professionale, abbiano maggiori possibilita’ di carriera e maggiori possibilita’ di raggiungere posizioni ai vertici rispetto alle donne, rivelando anche da parte degli uomini una percezione di disuguaglianza di genere molto marcata e molto evidente nell’ambito lavorativo. Inoltre, il 79% degli uomini intervistati ha dichiarato che, sempre nel proprio contesto professionale, le espressioni utilizzate non sono sempre rispettose verso le donne, includendo battute, apprezzamenti e stereotipi sessisti. Anche la possibilita’ di essere assunti e’ stata considerata ineguale dagli intervistati, con il 61% degli uomini che ritiene di avere in quanto uomini maggiori possibilita’ di essere assunti rispetto alle donne.

“Questi risultati – rileva Valsasina – riflettono la presenza di una discriminazione di genere anche nella fase di ricerca e selezione del personale, che puo’ portare a una mancanza di diversita’ e di rappresentanza femminile in alcune aree professionali. Positivo il fatto che gli uomini stessi registrino queste disparita’ perche’ possono essere alleati importanti verso il cambiamento. Nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni per promuovere l’equita’ di genere sul luogo di lavoro, e’ importante che le aziende e le organizzazioni adottino politiche e pratiche per contrastare la discriminazione di genere e promuovere l’inclusione e la diversita’, in modo da creare un ambiente di lavoro equo e rispettoso per tutti e tutte”. 

La situazione appare leggermente migliore sul fronte della genitorialita’, anche se con qualche paradosso: secondo i dati della survey, sebbene l’85% degli intervistati ritenga che gli uomini siano responsabili quanto le donne della cura della casa e dei figli, piu’ di un padre su 3 (il 36%) dichiara di non aver mai utilizzato strumenti a disposizione, quali i congedi parentali o i permessi per occuparsi dei propri figli.

“Per migliorare l’equita’ di genere nella genitorialita’ e’ importante che gli uomini siano incoraggiati a prendersi cura dei propri figli e figlie, decostruendo una visione della genitorialita’ come prerogativa solo del femminile. E’ necessario che vengano creati piu’ strumenti a loro disposizione per farlo e che questi strumenti, infine, vengano pienamente utilizzati – prosegue Valsasina – cio’ potrebbe includere politiche sul congedo parentale che incentivino il loro utilizzo da parte dei padri e che le societa’ offrano maggiore flessibilita’ sul lavoro per consentire ai padri di occuparsi della famiglia, cosi’ come spazi di confronto e riflessione fra genitori per promuovere nuovi modelli e soluzioni”.

I dati piu’ incoraggianti, infine, emergono in merito alla visione del maschile e al superamento di alcuni stereotipi. L’immagine tradizionale del maschio forte, coraggioso e insensibile sembra essere sul viale del tramonto: il 95% degli intervistati ritiene che mostrare emozioni e sensibilita’ non corrisponda a essere poco virili. Inoltre, il 70% ritiene che anche gli uomini siano vittime di stereotipi che impattano sul loro benessere e sulla loro liberta’. Tuttavia, il 45% degli intervistati ritiene che molte volte il comportamento di un uomo verso le donne sia motivato da una spinta sessuale e il 54% che sia tipico degli uomini fare battute a sfondo sessuale tra loro e pensare al sesso nelle loro relazioni. Infine, persiste lo stereotipo secondo cui nella societa’ sono gli uomini a dover mantenere e proteggere la propria famiglia: il 63% degli intervistati sente che come uomo debba proteggere le donne della sua famiglia.

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