«La raccolta di Marisa Sedita già dal titolo vuole comunicare le emozioni, i turbamenti che proviamo improvvisamente e che cambiano il corso della nostra vita. Un paesaggio, un’esperienza di gioia e di dolore destano sorpresa, gratificazione, ma anche tormento e inquietudine. Nel testo si alternano momenti felici ad altri di solitudine e di vuoto indescrivibile».
Con le parole che Alessandro Quasimodo, autore, attore e regista teatrale, figlio del Premio Nobel Salvatore, utilizza nella sua Prefazione, è possibile cogliere l’essenza dell’opera di Marisa Sedita “D’un fiato, d’un tratto”, pubblicata nella collana “I Diamanti della Poesia” dell’Aletti editore.
Una raccolta di poesie in cui a fare da trait d’union è l’attenzione verso i problemi individuali e sociali. Dunque, si parla di sentimenti, di natura, illusione, amore e sensazioni. Ma anche di Covid, violenza sulle donne e della guerra in Ucraina.
Le liriche sono arricchite dalla presenza di illustrazioni, precisamente acquerelli realizzati da Donatella Giunta per dare forza ai sentimenti attraverso il colore, come il nero della violenza e l’azzurro del cielo. Il grigio, il rosa chiaro, il rosso vivace e il verde nelle sue gradazioni. «Come acquarelli si esprimono d’un tratto. Ognuna sembra avere un colore dominante, una inclinazione prospettica, un tratto di matita nascosto». E tutto è nato proprio da qui – come racconta la stessa autrice. «Donatella Giunta ha letto diverse mie poesie, ha dipinto gli acquerelli che le corredano e me ne ha fatto dono per Capodanno con il titolo: “D’un fiato, d’un tratto” che dava emblematicamente il senso di quel particolare accostamento. Dopo averle stampate, sembravano quadri. Ho inserito quelle poesie con gli acquerelli nel libro e ho voluto dare il medesimo titolo all’intera raccolta».
Brevità ed essenzialità sono le caratteristiche delle liriche, che suggeriscono differenti stati d’animo. Purtroppo, a volte, anche perdite incolmabili di persone care e delusioni. «La vita è questa – afferma, infatti l’autrice, giornalista pubblicista appassionata di letture drammatiche, recitazione e fotografia, che vive a Caltanissetta -. Raggiungere un equilibrio tra il bene e il male? Difficile saperlo. Nella vita di ogni giorno ognuno fa la sua parte e si assume le proprie responsabilità. La poesia ha un ruolo importante: comunica e rappresenta sentimenti di ogni tipo e mira ad avere una funzione catartica». Tra le poesie, una è dedicata a “La nostra vita durante il Covid”. L’autrice la paragona, in maniera fortemente ironica, ad una rappresentazione teatrale. «La Tragedia: stare a casa. La Commedia: recitare la parte della vittima, raccontarsela e raccontarla ad un altro/a. La Farsa: Ma che tragedia è? Il Dramma Satiresco: Prendersi in giro e fare ginnastica. L’Oratoria: Esercitazione Dialettica. La Novella: Inventare e raccontare storie. Il Romanzo: Vivere ogni giorno da indiscussi protagonisti». Alla pandemia – quando l’autrice amava sedersi davanti al mare a scrivere poesie -, ai conflitti bellici dove “piange quel bambino tra le bombe e le macerie”, alla violenza sulle donne, si avvicendano momenti di gioia, arcobaleni e farfalle variopinte.
Nell’ultima sezione dell’opera, infatti, le poesie sono un inno alla serenità e alla pace nel mondo. Ed è proprio questo che l’autrice vuole trasmettere al lettore: «L’amore per la natura, la forza di resistere, nonostante le avversità della vita, il coraggio di “esserci” con determinazione e di sapersi immedesimare in tutte le situazioni, anche quelle che ci fanno più male, il valore della solidarietà. A volte un sorriso può essere il regalo più bello. E’ un forte “No” all’indifferenza. Un invito ad alzare gli occhi e guardare il cielo». Quel cielo che Marisa Sedita, come dimostra la copertina del libro, non solo ama guardare ma anche fotografare.