Condannato per evasione fiscale per non aver denunciato i proventi di una rapina.
E’ quanto è accaduto all’aretino Antonio Di Stazio, ex guardia giurata, coinvolto, processato e condannato a suo tempo come complice (l’unico ad essere individuato e ad essere finito sotto processo) per un colpo da 4,5 milioni di euro a un portavalori. Per il Fisco anche i proventi illeciti vanno denunciati, ma Di Stazio giura di non aver mai visto un euro di quella somma.
Di Stazio, 60 anni, era l’autista del furgone portavalori che fu rapinato e, dopo aver scontato la sua pena per la complicità, è stato ora condannato per la seconda volta a un anno e dieci mesi. Ma non solo, perché l’ex guardia giurata deve teoricamente anche pagare 1,9 milioni di tasse.
Di Stazio però al momento risulta nullatenente e ha più volte dichiarato di non aver mai visto nemmeno un euro del bottino, che si sarebbero invece divisi gli altri membri, mai rintracciati, della banda.
Il colpo del luglio 2016
Il colpo da 4,5 milioni di euro risale al luglio 2016. Il furgone blindato, guidato da Di Stazio, sta facendo il consueto giro delle aziende orafe per ritirare gli scarti della lavorazione di giornata, quando viene “attaccato”. Il mezzo viene ritrovato in un’area di sosta e l’autista risulta sparito. Il dubbio che possa essere stato rapito viene rapidamente dissipato dalle immagini delle telecamere di sorveglianza, da cui si evince come Di Stanzio fosse parte del piano e sia fuggito con il furgone che ha poi consegnato ai complici.
Dopo 5 giorni senza notizie, la guardia giurata viene bloccata a Lucca: stanco, stravolto e senza una lira. Le sue responsabilità sono chiare, ma non fa e non farà mai nel corso del tempo, i nomi dei suoi complici. Anzi sarà l’unico a pagare per il colpo.
La fine della pena e la nuova condanna
Dopo quattro anni di carcere, Di Stanzio torna libero ed è allora che arriva la nuova mazzata: una denuncia per evasione fiscale. Per la legge, infatti, vanno dichiarati nella denuncia dei redditi anche i proventi illeciti. E lui non lo ha fatto. Ma oltre alla mancata denuncia su una somma della quale giura di non aver mai visto un euro, c’è anche un’ennesima beffa: il Fisco gli addebita infatti l’intera somma, 4,5 milioni di euro, sui quali bisogna pagare circa 2 milioni di tasse.
A niente sono valse le tesi della difesa, il giudice ha condannato il 60enne a un anno e dieci mesi per evasione fiscale, pena che è stata commutata in lavori socialmente utili.