“Ancora una vittoria sul fronte della negazione della ‘voce’ Retribuzione professionale docenti nello stipendio dei precari di breve durata”. Così in una nota l’Anief, spiegando che “una maestra di scuola dell’infanzia e primaria, a seguito del ricorso presentato dai legali del sindacato, si è infatti vista assegnare dal giudice del lavoro di Caltanissetta circa 2.500 euro più interessi, a seguito della mancata e immotivata collocazione in busta paga della Retribuzione professionale docente.
La precaria, che ha svolto supplenze tra il 2017 e il 2019 per complessivi 63 contratti di lavoro a tempo determinato, si è resa conto di avere ricevuto uno stipendio ridotto lamentando “disparità di trattamento rispetto agli altri docenti”.
Il giudice le ha quindi dato ragione ricordando che sulla questione vale quanto stabilito nella ‘clausola 4 dell’Accordo Quadro sul lavoro a tempo determinato allegato alla Direttiva 1999/70/CE, nella parte in cui stabilisce che ‘per quanto riguarda le condizioni di impiego, i lavoratori a tempo determinato non possono essere trattati in modo meno favorevole dei lavoratori a tempo indeterminato'”.
Il Tribunale ha accertato, sottolinea l’Anief, “una discriminazione per il mancato riconoscimento alla ricorrente e ne consegue che gli elementi dedotti dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca non costituiscono quelle ‘ragioni oggettive’ che sono idonee a spiegare la diversità del trattamento economico e che sono compatibili con il principio comunitario di non discriminazione”.