“Questo, per la Fabi, non è solo l’anno dei congressi provinciali e di quello nazionale, è soprattutto l’anno in cui dobbiamo rinnovare il contatto collettivo nazionale di lavoro di 280.000 lavoratrici e lavoratori bancari.
Sarà una battaglia e siamo pronti a tutto, come sempre nell’interesse della nostra categoria. Ma in ogni caso le battaglie non ci spaventano.
Anzi, semmai sono uno stimolo a dare il massimo e, ne sono sicuro, raggiungeremo importanti risultati perché la qualità dei dirigenti sindacali Fabi, a tutti i livelli, che proprio qui in Sicilia è un’eccellenza, ci consente di affrontare al meglio qualsiasi sfida”.
È quanto ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, al termine della due giorni siciliana per i congressi provinciali della Federazione autonoma bancari italiani di Catania e Messina, Siracusa e Ragusa.
Un tour, quello della Sicilia, che terminerà la prossima settimana con i congressi, in programma mercoledì 22 febbraio, di Palermo, Agrigento, Caltanissetta e Trapani.
Al centro degli incontri, tra altro, il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro dei bancari, scaduto lo scorso 31 dicembre, e poi il lavoro agile, le indebite pressioni commerciali per la vendita di prodotti finanziari e assicurativi, le nuove tecnologie.
“Il settore sta cambiando, ma il digitale – ha spiegato Sileoni nel corso dei suoi interventi di ieri e oggi – non deve essere l’ennesimo escamotage per tagliare i costi, intervenendo sulle spese del personale. Semmai, una gestione lungimirante del settore può trovare proprio nelle nuove tecnologie l’occasione per creare nuovi business, allargando l’orizzonte invece di restringerlo, e creare, quindi, nuova occupazione.
Quanto al contratto, gli altissimi utili conseguiti da tutti i gruppi bancari nel 2022 e l’inflazione rappresentano validissime ragioni per chiedere e pretendere importanti aumenti economici”, ha aggiunto Sileoni.
Il segretario generale della Fabi ha poi parlato del lavoro agile, osservando che “il cosiddetto smart working è una trappola, un meccanismo pieno di insidie ed è l’anticamera di probabili, futuri tentativi di esternalizzazioni da parte delle banche. Si tratta di rischi che le lavoratrici e i lavoratori non vedono, perché offuscati dai benefici economici immediati, che pure esistono, ma non in grado di cancellare gli aspetti negativi. Noi, come sindacato, abbiamo l’obbligo di informare correttamente e puntualmente le colleghe e i colleghi e di metterli in guardia dai rischi futuri. Ecco perché dobbiamo regolamentare a fondo il lavoro agile, perché non deve rappresentare soltanto uno strumento che dà vantaggi alle banche, ma va ben delineato affinché chi ne usufruisce sia tutelato al meglio”.