Accordo, finalmente, c’è. Fra domani e mercoledì si chiuderà la prima raffica di nomine del centrodestra regionale, alcune delle quali destinate ai trombati dell’Ars alle ultime elezioni. Non è stato facile, anche per le fibrillazioni delle ultime ore sul caso Cannes con un irrigidimento dei rapporti fra Palazzo d’Orléans e Fratelli d’Italia. Ma Renato Schifani è stato leale con gli alleati patrioti: avranno la Seus e la Sis. Con destini diversi per i due nomi indicati. Al vertice alla società che gestisce l’emergenza-urgenza del 118 il nome forte era quello di Ferdinando Croce, candidato non eletto in FdI a Messina. Giovane avvocato e dirigente regionale, ha acquisito una competenza diretta in sanità: braccio destro di Ruggero Razza, a lungo suo vicecapo di gabinetto, almeno fino a quando è finito pure lui indagato nell’inchiesta sui falsi dati Covid che vedrà l’ex assessore a processo con rito immediato a Palermo.
Ma nelle ultime ore le quotazioni di Croce sono scese: l’alternativa dell’ala meloniana catanese potrebbe essere l’urologo acese Riccardo Castro, ma con requisiti da valutare. Si proverà a forzare per Croce o si troverà una terza soluzione? L’altra scelta dei Fratelli di Sicilia è sul versante palermitano. Alla guida della Società Interporti Siciliani andrà – e qui non dovrebbero esserci dubbi – un altro mancato deputato regionale: Giosuè Maniaci, sindaco di Terrasini. Non proprio un patriota della prima ora: la sua candidatura all’Ars fu bollata come «un tradimento» dal centrosinistra locale che aveva contributo alla sua rielezione. «Mai avuto tessere di partito», la replica piccata.
Del tutto diverso, dopo la riunione di giunta di oggi, il destino di Roberto Sanfilippo, altro uomo ritenuto vicinissimo a FdI (da sempre legato a Raffaele Stancanelli, e, nonostante ciò, molto apprezzato da Nello Musumeci oltre che dallo stesso Razza): salta, sovvertendo tutte le previsioni, il posto come direttore generale del Cefpas. La giunta regionale ha esercitato l’opzione dello spoils system, revocando l’incarico al vertice del centro di formazione sanitaria di Caltanissetta, non indicando però un successore. Fino a oggi si dava per scontata una conferma, in analogia alla Fondazione Giglio di Cefalù (nessun rischio per il presidente Giovanni Albano, fratello dell’assessora cuffariana Nuccia Albano), anche in base all’assimilazione del Cefpas alle nomine della sanità, previste fra qualche mese dopo la nuova selezione dei manager. Ma qualcuno, in giunta, ha puntato i piedi sulla deroga.
Schifani, invece, prova a volare alto. E per l’Irfis, cassaforte delle imprese siciliane, pensa a un «imprenditore palermitano di grande profilo, apprezzato dal mondo finanziario», un “fuori quota” che sia pure «fuori dalle logiche confindustriali locali». Presto ne conosceremo ufficialmente l’identità, anche se c’è chi è pronto a giurare che si tratti di Tommaso Dragotto, classe 1938, fondatore e titolare della “Sicily By Car”, impero dell’autonoleggio con 140 milioni di fatturato e 500 dipendenti. L’altra ipotesi sul tavolo, tramontata ma non del tutto, è di mettere al vertice di Irfis (dove resta Giulio Guagliano come direttore generale) un manager vecchia conoscenza della Regione: Vincenzo Paradiso, già al vertice di Cerisdi e Sviluppo Italia Sicilia, oggi dirigente d’impresa nel settore della sicurezza. Il governatore ha poi compiuto un’altra scelta a sorpresa: smentendo le più che fondate indiscrezioni su un imminente incarico a Vito Riggio, storico presidente Enac, alla guida dell’Airgest ha confermato Salvatore Ombra per altri due anni. Sarà il presidente d’impronta musumeciana a spingere l’unificazione (e la successiva privatizzazione) delle società di gestione di Palermo, Trapani e Lampedusa, scenario che sta molto a cuore a Schifani. A proposito di aeroporti: sui burocrati interni nominati commissari “a tempo” degli enti controllati (già quasi tutti nella scorsa giunta) restavano da sciogliere i nodi delle Camere di Commercio di Catania e Caltanissetta. Alla CamCom etnea, socio di maggioranza della Sac di Fontanarossa, va un dirigente regionale d’esperienza come Antonio Belcuore. Il capo della segreteria tecnica dell’assessorato alle Attività produttive, Vincenzo Palizzolo, è il commissario della Camera nissena, un tempo enclave del sistema Montante.
E con fair play viene meno anche il motivo del contendere fra Nuova Dc e Lega, che si accontenta di designare (fra qualche settimana) un suo uomo nel cda di SiciliAcque. La Servizi ausiliari Sicilia (con in pancia i suoi 1.800 lavoratori-elettori) andrà invece a Totò Cuffaro. Che pensa di affidarla a un suo deluso. L’identikit è quello di un «sindaco candidato nella lista di Palermo» (Luciano Marino di Lercara Friddi?), ma in lizza c’è anche Mauro Pantò. Ancora la Nuova Dc non ha sciolto la riserva. Così come Forza Italia, a cui spetta Sicilia e-Servizi: la poltrona andrebbe al gruppo legato a Schifani, con Marco Falcone che spinge per una soluzione di suo gradimento. Ma in questo caso c’è uno statuto societario che, dopo il pensionamento dell’ex direttore generale, unifica nella figura dell’amministratore delegato le competenze amministrative e d’indirizzo politico. Più complicato, dunque, trovare un profilo “politico” con tutte le carte in regola. Giochi fatti per Raffaele Lombardo. Che mantiene il Maas per gli Autonomisti: dovrebbe essere confermato l’uscente Emanuele Zappia. Resta in sella anche Santo Castiglione all’Ast, seppure in uno scenario che, per l’azienda regionale degli autobus, va sempre più verso il concordato fallimentare.
Infine, le ultime caselle dei burocrati-commissari negli enti vigilati dalla Regione. Detto delle Camere di Commercio, per gli Iacp sono stati nominati Fausto Piazza (Acireale), Giovanni Rovito (Messina), Pasquale Mistretta (Caltanisetta), Pippo Palmeri (Enna), Paolo Santoro (Ragusa), Salvatore Di Salvo (Siracusa), Maurizio Norrito (Trapani). A Catania rimane in carica il cda presieduto da Angelo Sicali, ma entra Giusi Grassia al posto di Giuseppe Viglianesi. Tre “reggenti” anche per Irca: Vitalba Vaccaro, capo di gabinetto vicario del presidente Schifani, Giuseppe Terranova e Leonardo Roccella.