La Polizia di Stato, all’esito dell’attività investigativa che un anno fa aveva consentito di denunciare ventiquattro appartenenti al gruppo no vax – no green pass denominato “guerrieri Vivi”, sta conducendo alcune perquisizioni a Brescia, Verona e Matera delegate dalla D.D.A. della Procura della Repubblica di Genova a carico di tre persone di cui due indiziate di essere promotrici del sodalizio nell’ambito di un procedimento per violazione degli artt. 1 e 2 c. 1 e 2 della l. n. 17/1982 (associazione segreta) e degli artt. 110 – 414 c. 1 n.1 e c.3, in relazione all’art. 340 c.p. (istigazione all’interruzione di un servizio di pubblica necessità).
Fatta salva la presunzione di innocenza delle persone oggetto delle perquisizioni, il Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica della Liguria ha identificato i capi dell’organizzazione dopo mesi di serrate indagini informatiche che hanno consentito di setacciare centinaia di chat su numerosi social e documenti postati in rete, scardinando l’anonimato che gli autori ritenevano di avere conseguito grazie all’utilizzo di reti VPN e del sistema di messaggistica Telegram.
L’attività di proselitismo e istigazione a delinquere del
gruppo no-vax ha quotidianamente preso di mira rappresentanti istituzionali e
appartenenti all’ordine dei medici attraverso commenti “violenti”, postandoli
in maniera coordinata e ripetitiva sui profili social delle vittime, soprattutto
di chi esprimeva opinioni a favore dei vaccini, imbrattando con scritte in
vernice rossa le sedi di alcune Asl, di hub vaccinali, ospedali, ordini dei
medici, scuole, sedi di alcuni sindacati e testate giornalistiche.
Con la conclusione delle restrizioni legate alla pandemia, il gruppo no vax, dichiaratamente ossessionato da ogni presunta forma di controllo, non ha interrotta la propria attività di proselitismo, si è orientato verso gli argomenti dei sistemi di pagamento e di identità digitale, dei cambiamenti climatici, del 5G, “attaccando” in rete, con lo stesso modus operandi, talvolta anche con minacce, chi esprimeva opinioni a favore dello sviluppo di tali tecnologie o tematiche.
Gli attacchi venivano coordinati su gruppi telegram creati ad hoc e sugli stessi gruppi venivano poi pubblicizzate le incursioni, con immagini o screenshot di quanto vandalizzato.
Sono state create anche alcune challenge con cui i promotori invitavano gli adepti a compiere azioni illecite, come posizionare striscioni o adesivi ritraenti il logo del gruppo su sedi Istituzionali, in una sorta di gara che prevedeva un premio in bitcoin da assegnare all’autore dell’azione più eclatante.
Le perquisizioni eseguite dagli investigatori del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica di Genova, con l’ausilio degli omologhi Uffici e delle DIGOS di Brescia, Verona e Matera, e il coordinamento del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma, presso le residenze degli indagati, i loro luoghi di lavoro e un maneggio in provincia di Brescia presso cui si incontravano, hanno consentito di acquisire evidenze informatiche di conferma dell’attuale operatività dei “ViVi” e di ritirare cautelativamente sei armi comuni da sparo, in disponibilità degli indagati, regolarmente denunciate. E’ in fase attuativa il sequestro preventivo dei loro mezzi di comunicazione e propaganda in rete, emesso dal GIP del Tribunale di Genova.